Eyes Wide Shut

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Eyes Wide Shut

Questo intrigante film vuole affrontare i grandi temi del sesso, dell’amore, del tradimento, ecc., scoprendo che una cosa può contenere l’altra e che forse il rischio, compresa la morte, è il prezzo da pagare. C’è una godibilissima scena verso il finale in cui un inserviente gay dell’hotel (interpretato da Alan Cumming) conversa con Tom Cruise cercando di fargli capire con sguardi e ammiccamenti di essere stato colpito dalla sua bellezza. Ma Tom sembra non notare nulla di strano. In un’altra scena un giovane gay passa accanto a Tom Cruise pronunciando parole queer, e questa volta Tom riceve il messaggio. Forse queste scene potrebbero avere causato quei dissidi tra lui e il regista che fecero tanto rumore. Nella scena del party ci sono due uomini nudi che ballano insieme come pure due donne nude.

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5 commenti

  1. thediamondwink

    @istintosegreto
    Si è vero, ho già notato “favoritismi” cinematografici basati solo sul ‘nome’ del regista o di un determinato attore e non mi piace. Il contesto con cui si parla di un determinato film, ovviamente, è sempre soggettivo, può non piacere a me ed essere un cult per qualcun’altro, ma questo, di certo, non lo rende eccezionale!
    Basandomi su ciò che ho letto ai tempi dell’uscita di questo adattamento, il mio parere sembra essere condiviso da qualche altro critico, ma di certo, entrambi, non comprendiamo la genialità del regista.
    Riguardo all’attore, personalmente non mi è mai piaciuto, ne come persona ne come attore, non riesce a trasmettermi ciò dovrebbe, la sua bravura è, ovviamente, comprensibile se accostato ad un regista del calibro di Kubrick, ma continuo a non recepire niente, onestamente, mi annoia!

  2. istintosegreto

    In parte concordo con te Diamond. Anzi, colgo l’occasione per allargare il discorso. Purtroppo l’assioma universalmente riconosciuto vuole che ogni artista, una volta divenuto un “nome”, possa trasformare in oro la sua opera, a prescindere dalla qualità effettiva di questa. Il discorso vale per Kubrick come per Fellini, per Pasolini come per Almodòvar. Le 4 stelle della scheda dimostrano (senza che ce ne fosse bisogno) l’assioma precedentemente esposto.
    Per quanto concerne il film in oggetto però non concordo su tutta la linea. La sceneggiatura è ridotta all’osso (fondamentale è il monologo/confessione della moglie). Sono piuttosto le immagini a parlare; sono gli occhi di un uomo che scopre un mondo (interiore ed esteriore) di cui ignorava l’esistenza. In effetti la noia fa da padrona per l’eccessiva lunghezza, ma l’idea tratta da Schnitzler è molto interessante. Di certo manca l’atmosfera degli anni 20. La Kidman compare in meno di 1/3 del film purtroppo. Dico purtroppo perché è la migliore tra i due (professionalmente parlando). Però non mi sento di ricoprire di letame Tom Cruise che, tra una missione impossibile e l’altra, questa volta riesce ad esser più introspettivo, e ci guida nella discesa verso l’abisso senza bisogno di esibire muscoli sudati e canotte logore. In definitiva sono convinto che 30 minuti di tagli avrebbero elevato la qualità del lavoro.

  3. thediamondwink

    Il cinema di Kubrick, in parte visionario in parte estroverso, questa volta ha fatto cilecca! Il successo è da attribuirsi solo al nome del regista non al film in se stesso, che ho trovato molto noioso e poco interessante. Non parliamo poi degli attori che onestamente non capisco come si possano definire tali, la recitazione di Cruise è piatta, insipida, mentre quella della Kidman strozzata dalla vicinanza dell’ex marito. Probabilmente non ho capito il “gioco delle maschere”, anche perché avevo precedentemente letto il libro (lo adoro) ed ho trovato il tutto sfrontatamente scontato! Il cinema di Kubrick, si sa, è per pochi e tra questi non ci sono di certo io!

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William Hartford, medico di successo, e sua moglie Alice formano una coppia all’apparenza soddisfatta e senza problemi. Una sera vanno ad una festa a casa di amici, e qui Alice viene corteggiata con insistenza da un ungherese dai modi eleganti e suadenti, che cerca di sedurla, nonostante lei proclami il suo essere moglie e madre felice. Tornati a casa, William e Alice cominciano a parlare dell’accaduto, lui dice a lei di avere visto tutto, lei dice di aver aspettato invano che lui arrivasse a toglierla da quella situazione e di aver visto che invece era in compagnia di attraenti ragazze che lo circondavano per trarne qualche vantaggio. Quindi William esce per andare a rendere omaggio ad un paziente morto da poco, e a consolare la figlia. Al momento di congedarlo, la ragazza lo stringe forte, dicendo di essere da sempre innamorata di lui. Turbato, William non torna subito a casa, cammina, si lascia convincere da una donna sul marciapiede, la segue ma poi, a casa di lei, rinuncia, e va via. Ma ormai William è ossessionato dall’idea che Alice possa avere rapporti con altri uomini e nel tentativo di superare questa ossessione si lascia irretire da una serie di situazioni che lo portano a raggiungere un amico pianista ingaggiato per suonare in una strana festa. William si trova così coinvolto in una successione di riti, dove persone coperte da una maschera sono impegnate in rapporti e accoppiamenti che mettono William in una condizione di paura e di soggezione. Psicologicamente terrorizzato, l’uomo fugge, torna a casa, vede la moglie che dorme e, accanto a lei, una maschera, uguale a quelle indossate alla ‘festa’. L’incubo allora si fa più acuto. Il giorno seguente, William e Alice si confidano le rispettive paure e incertezze. Alice interviene decisamente: la coppia deve scacciare quei pensieri, ritrovando in se stessa il senso del proprio arricchimento e del proprio equilibro psicofisico.

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