Er Moretto - Von Liebe leben

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Er Moretto - Von Liebe leben

… Per tutto il film il protagonista Franco, soprannominato ‘er moretto’ risponde alle domande del regista, suo amico da anni e probabilmente all’inizio suo cliente.
Franco, che al momento dell’intervista ha 17 anni e mezzo, nel 1980, a 13 anni, aveva iniziato a prostituirsi spinto da un amico, ed era scappato dalla sua casa nella borgata Torre Gaia. Dopo due anni di questa vita di espedienti, l’incontro in una discoteca gay con un uomo quasi cinquantenne, Renato (interpretato da Francesco Gnerre ) gli cambia la vita. I due iniziano una specie di relazione e Franco col tempo smette di prostituirsi e trova un lavoro. Alla fine però Franco si trova una fidanzata, mentre Renato fa un matrimonio di convenienza. Franco nega decisamente di essere ‘frocio’, dice di non apprezzare il sesso con gli uomini e di aver avuto con Renato solo un rapporto di affetto come tra amici o tra padre e figlio, ma mai amore.. (storie simili le abbiamo sentite anche di recente, da parte di qualche conosciuto personaggio romano, che adotta il suo giovanissimo amato, e poi quando questo si sposa, si ritaglia il ruolo dello ‘zio’ con i nipotini..). L’intervista è interrotta da scenette di fiction, alcune delle quali ripercorrono la storia raccontata, (come l’arrivo del 13-enne Franco al Circo Massimo, subito agganciato da un vecchio laido cliente). Qua e là appaiono alcune foto di Franco e dei suoi amici color seppia sullo stile di Von Gloeden… sulla scheda l’intera recensione (R.M.)

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2 commenti

  1. Francesco

    Di solito i progetti sperimentali nonmi piacciono perchè solitamente sono sempre dei polpettoni pieni di merda che vorrebbero essere spacciati per film d’autore. In questo caso però devo dire che questo film sperimentale a metà tra un documentario e un film, è gradevole, ben fatto e interessante, vale la pena di guardarlo anche perchè dato l’anno in cui uscito ormai è un vero documento storico su una realtà che oggi non c’è più o che, se c’è, è cambiata. Il film fa riflettere ed è interessante, anche se talvolta le riprese statiche annoiano e alcune scene sono un pò inutili o troppo prolungate. Nel complesso vale la pena di vederlo, ne esiste una versione in italiano e si trova anche da scaricare su Emule.

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L’argomento di questa docu-fiction dello svizzero Simon Bischoff (Berna 1951) sembra a prima vista, una denuncia dello sfruttamento di ragazzi minorenni come prostituti nell’area del Circo Massimo a Roma (vedi i film di Wiktor Grodecki, “Not Angels But Angels”, sui prostituti alla stazione di Praga). Il film ha avuto anche contributi da parte di chiese svizzere, nonostante la presenza di nudi, di sesso esplicito e di vecchi preti che si aggirano golosi tra i ragazzi e le rovine.
In realtà è probabile che Bischoff abbia voluto contribuire a mantenere una memoria storica su di uno stile di vita gay che ormai stava scomparendo: la nostra ‘omosessualità meditterranea’.
Bischoff, che ha soggiornato parecchio tempo a Roma, si è evidentemente ben inserito negli ambienti gay romani ed ha potuto assistere da osservatore privilegiato al declino del mondo dei ‘ragazzi di vita’ tanto amato da Pasolini ed al sopraggiungere di nuovi soggetti come il nascente movimento gay italiano. In casa del protagonista vediamo esposto uno dei primi manifesti italiani ‘contro la violenza e il pregiudizio anti-omosessuale’, inoltre il film contiene ad uno strepitoso intervento dell’attore Ciro Cascina ( protagonista dei primi campeggi estivi gay italiani) in cui prende in giro gli eterosessuali omofobi che la notte vanno in cerca di sesso con i ‘froci’.
La fine del vecchio mondo è simboleggiata nel film dalla bonifica dell’area del Circo Massimo, nel 1983, da parte di squadre di dipendenti comunali, in seguito a campagne di stampa e proteste da parte di ambientalisti e amanti delle antichità, che denunciavano la presenza tra le rovine di ogni tipo di immondizia, preservativi, scritte e disegni osceni.

Per tutto il film il protagonista Franco, soprannominato ‘er moretto’ risponde alle domande del regista, suo amico da anni e probabilmente all’inizio suo cliente.
Franco, che al momento dell’intervista ha 17 anni e mezzo, nel 1980, a 13 anni, aveva iniziato a prostituirsi spinto da un amico, ed era scappato dalla sua casa nella borgata Torre Gaia. Dopo due anni di questa vita di espedienti, l’incontro in una discoteca gay con un uomo quasi cinquantenne, Renato (interpretato da Francesco Gnerre ) gli cambia la vita. I due iniziano una specie di relazione e Franco col tempo smette di prostituirsi e trova un lavoro. Alla fine però Franco si trova una fidanzata, mentre Renato fa un matrimonio di convenienza. Franco nega decisamente di essere ‘frocio’, dice di non apprezzare il sesso con gli uomini e di aver avuto con Renato solo un rapporto di affetto come tra amici o tra padre e figlio, ma mai amore.. (storie simili le abbiamo sentite anche di recente, da parte di qualche conosciuto personaggio romano, che adotta il suo giovanissimo amato, e poi quando questo si sposa, si ritaglia il ruolo dello ‘zio’ con i nipotini..).

L’intervista è interrotta da scenette di fiction, alcune delle quali ripercorrono la storia raccontata, (come l’arrivo del 13-enne Franco al Circo Massimo, subito agganciato da un vecchio laido cliente). Qua e là appaiono alcune foto di Franco e dei suoi amici color seppia sullo stile di Von Gloeden. Altre scene sono completamente estranee alla storia. Altre ancora sono legate ai posti dove le marchette, i travestiti, i clienti e gli amici gay si incontravano (come la stazione Termini, la spiaggia di Ostia ecc.) in una Roma che, ancora agli inizi degli anni 80, sembrava in qualche modo la capitale di un paese in via di sviluppo. Il risultato finale è di qualità discontinua, ma ai nostri occhi di oggi si fa apprezzare come una pregevole opera camp con un suo valore storico. (R.M.)

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