Cella 211

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Cella 211

Due uomini al centro di una rivolta carceraria: lo spietato assassino che la capeggia ed il secondino appena arrivato che vi si trova implicato (subendo tra l’altro un’umiliante iniziazione essendo costretto a spogliarsi in mezzo al branco che ne apprezzerà le doti). I “prison movie” spesso, rispecchiando la realtà, mettono in scena una società, quella carceraria, omofoba e machista, regolata da violenza e sopraffazione, spesso anche di carattere sessuale. Il film racconta di affetti, giochi di potere, accordi sotto banco, fuori e dentro le mura. (QueerLion.it)

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Questo film al box office

Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 23/4/2010 al 25/4/2010 12 121.061 870
dal 16/4/2010 al 18/4/2010 10 237.275 1.371

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5 commenti

  1. Biagio.SdC

    Ho visto questo film mesi fa, davvero molto bello. È degno di nota il rapporto vizioso che si crea tra il potere fuori e quello dentro al carcere, con lo stato che non ne esce proprio benissimo.
    Domanda: ma perché è stato valutato G? A parte una scena di nudo iniziale non c’è nessun riferimento a relazioni/situazioni omosessuali. Mah.

  2. zonavenerdi

    Secondino appena assunto arriva un giorno prima della sua entrata in servizio per rendersi conto della situazione; ma proprio quel giorno scoppia una rivolta in carcere. Lui che rimane incastrato dentro si finge un recluso. Poi gli eventi degenerano e viene a sapere che nelle rivolte rimane fuori dal carcere rimane uccisa la moglie in cinta …

    Veramente un bellissimo film. Man mano che procedeva la visione mi sono appassionato sempre di più. E’ inevitabile l’identificazione con il secondino Juan man mano che gli eventi si susseguono e anche se nella normalità nessuno farebbe mai quelle cose, nella straordinarietà chissà …

  3. Skippy'90

    Appena visto. Film a mio parere forte e “troppo scomodo” per il cinecity di Mantova(dove l’ho visto io). Dinamiche di potere, di gruppo, di solidarietà in una situazione come una rivolta. Ciò che mi ha sorpreso è il rapporto che nasce e si sviluppa tra Maladre e Juan(Ammirazione? Amicizia? Codice d’onore? O tutto ciò). Consigliato per chi vuole vedere film d’autore.

  4. Qualche anno fà lessi un’intervista rilasciata da un ex carcerato gay che affermava che questi prison muvie all’americana sono spesso poco realistici e troppo violenti .In carcere ha visto instautrarsi rapporti affettivi fra (alcuni)carcerati ,alcuni molto intimi.
    Da allora guardo questi film con una certa diffidenza.

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trailer: Cella 211

https://youtube.com/watch?v=dhoAXEXKNHI%26color1%3D0xb1b1b1%26color2%3D0xcfcfcf%26hl%3Des%26feature%3Dplayer_embedded%26fs%3D1

Varie

Juan Olivier è un secondino alle prime armi che ha la sfortuna di iniziare il nuovo lavoro lo stesso giorno in cui scoppia una rivolta tra i carcerati. Coinvolto dal capriccio del destino in queste tragiche circostanze, Juan deve sfruttare al massimo la sua risorsa più preziosa: l’intelligenza. In questa situazione si rende conto di essere tutt’altro che l’uomo timido, fragile e di buone maniere che aveva sempre pensato di essere e scopre di avere le doti per sopravvivere sull’orlo di un abisso.

“Politicamente scorretto, cattivo, lucido. Daniel Monzòn tira fuori dal cappello un gioiello del cinema carcerario che digeriremo a fatica e che riscrive alcune delle regole del genere. La prigione non è la livella di Totò, le gerarchie sono precise e impietose: in Spagna possono morire essere pestati, violentati, umiliati tutti, tranne “i nostri amici del Nord” (i terroristi baschi dell’Eta). E tutto e tutti sono sacrificabili per la ragion di stato (tutto il mondo è paese): una rivolta dietro le sbarre, richieste più ragionevoli dentro che fuori, un uomo che il fato vuole far passare dalla parte più scomoda. Attori ottimi, facce da galera (Luis Tosar e Carlos Bardem, Mala Madre e Apache), la disperazione che flirta con la rivoluzione per scegliere il tradimento. Perché dentro a un carcere, la parte giusta non esiste.” (Boris Sollazzo)

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