Adolfo Arrieta

Adolfo Arrieta
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  • Data di nascita 22/08/1942
  • Luogo di nascita Madrid/Soagna

Adolfo Arrieta

La riscoperta di un regista gay underground amato da Marguerite Duras e «accoppiato» a Kenneth Anger da Fuori Orario. Cinema sperimentale di angeli rialzati, ludici intrighi e feste warholiane dove la Factory è in cucina, a casa sua. Pioniere del cinema underground spagnolo, cineasta punk secondo Sarduy, apolide inquieto (vive a Madrid che non ama, la sua «patria creativa» è e resta Parigi) quindi viandante ebbroma «povero di lusso» per il suo mai dimenticato amico Marco Melani, Adolfo Arrieta è stato riscoperto in Italia grazie a un’esauriente retrospettiva intitolata «Deliri d’amore» al festival glbt di Torino «Da Sodoma a Hollywood» e una memorabile triplice serata di Fuori Orario dalla doppia anima, in simbiosi col diabolico Kenneth Anger.
Sarà che il suo cinema di intrighi e visioni, ludiche trottole su tombe «svincolate dal senso di colpa» come tiene a precisare, influenze warholiane dall’identità gender, ha la corporeità dell’angelo Heurtebise di Cocteau, simbolo-feticcio e modello primario – ma lui rifiuta le etichette – quindi non protettiva entità asessuata ma demone della creatività, bipolare e ambivalente, eroticamente dinamico ma anche umbratile e inerte, che sale e scende come la marca di ascensori da cui è bizzarramente derivato proprio il termine heurtebise.
Enrique Vila-Matas racconta che nella cucina di casa sua Arrieta aveva improvvisato una sala di montaggio artigianale, aggiungeva e tagliava piani al film dopo ogni proiezione. Un’ossessione del découpage infinito che sarebbe piaciuto a Howard Hugues («I film non si fanno, si rifanno») che diventa anche anagrafica – si fa chiamare anche Adelpho, Adorfo, Alfio, Elpho, Udolfo -ma viene placata con la scoperta del digitale e la possibilità di rimontare con facilità come e quando si vuole. Quindi non ci si deve sorprendere se nella nottata di Fuori Orario troviamo inserti di David Carradine in Kill Bill a scomporre le sue opere, intrigo (giocattolo?) criminale, che sembra quasi un contrappasso dovuto.
I suoi due corti visionari, El crimen de la pirindola (1965) e il poetico La imitaciòn del àngel (1967) diventano un punto di riferimento per il cinema indipendente spagnolo in tardo desarrollo ma quando il movimento underground rischia di diventare la versione patetica di quello Usa che al contrario si opponeva violentemente al sistema e alla produzione industriale, ossia il cosiddetto Nuovo Cinema Spagnolo, Arrieta si trasferisce a Parigi col suo attore preferito, Xavier Grandès, dove incrocia, ricolloca e riplasma i volti della Nouvelle Vague di frontiera, quindi Sylvain Godet, Howard Vernon, Michèle Moretti, Florence Delay, Eloise Bennett.
In Italia scova il suo (Michel)angelo personale, Donatello Fumarola, seducente voce off del suo ultimo corto, DryMartini – Buñuelino Cocktail, descrizione analitica ad alto tasso alcolico di quell’«esercizio di solitudine » che sono i riti da bar, dove l’alcol è la regina e il tabacco il suo compagno, curioso extra di un bel doppio dvd dedicato a Buñuel uscito per Raro Video con Un chien andalou, L’âge d’or e Las Hurdes. Arrieta non è facilmente catturabile. Si svela a poco a poco, ama tornare puntigliosamente sul cinema come terreno/argomento di confronto («L’hai visto quel film? Ti ricordi quella scena?»), sdrammatizza con una risata i ricordi spiacevoli che sembrano svanire come se davvero un angelo, questa volta protettore, li avesse sospinti via con un colpo d’ali… (Roberto Schinardi, Alias 22/8/2009)

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