Il segreto del suo volto

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Il segreto del suo volto

Il film, uno tra i più belli dell’anno, è la struggente storia di un amore tradito ma è anche l’amaro ritratto di un Paese, la Germania, alla fine della seconda guerra mondiale. La protagonista Nelly Lenz (una superlativa Nina Hoss) è una donna ebrea sopravvissuta al lager nonostante le abbiano sparato in volto. Si trova ad essere l’unica erede di un cospicuo patrimonio in quanto tutta la sua famiglia originaria è stata decimata. Viene riportata nella sua città da Lene (Nina Kunzendorf), un’amica di lunga data. In una scena assai esplicativa, senza la necessità di mostrarci il volto deturpato (ci basta la reazione del soldato che l’obbliga a togliersi le bende) comprendiamo quanto tremenda sia stata la sua storia. Lene è un’impiegata dell’Agenzia ebraica, probabilmente innamorata di Nelly da sempre. Significativo che il regista e sceneggiatore abbia scelto una figura così particolare, cioè omosessuale, come unica persona a lei realmente vicina, come volesse distinguerla bene da tutti gli altri, marito compreso, che sono l’emblema di un popolo incapace di riconoscere il male che ha fatto. Un popolo che per anni ha accettato un regime assassino senza fare nulla, anzi spesso collaborando con esso. Come in questo caso. Lene infatti dice subito a Nelly che sicuramente è stato proprio suo marito a tradirla. Per questo le dice che devono andarsene da questo Paese ed ha già trovato una possibile sistemazione in Israele per entrambe. Una bella casa con vista sul mare. Ma Ester, innamoratissima del marito, non vuole crederle e non vuole andare via. Vuole cercare il marito sicura del suo amore. Tanto più che lei quasi non sapeva nemmeno di essere ebrea. Qui il regista affonda il coltello nella piaga, togliendo qualsiasi giustificazione ai persecutori. Intanto Nelly si fa mettere a posto il viso, che il chirurgo vorrebbe cambiarle completamente, (un’altro modo per cancellare il passato) mentre lei vorrebbe riavere il suo (non ha niente da rimproverarsi). Il risultato è un volto solo somigliante a quello di prima, tanto che il marito non la riconoscerà. Qui la storia, che ci ricorda, a parti invertite, Vertigo di Hichcock, diventa un delicato melodramma da camera, con Nelly che asseconda l’ignaro marito nel venale tentativo di usare la sua somiglianza per recuperare l’eredità della moglie creduta morta. Una serie di drammatiche scene che sembrano tutte costruite per portarci alla struggente e indimenticabile scena finale. Anche la storia di Lene avrà un seguito terribile (giusto per convincerci, se necessario, del suo amore per Nelly). Un film delizioso estremamente significativo sia come storia che come allegoria di una tragedia epocale. Eppure il film sicuramente tra i migliori dell’anno, non è stato scelto per rappresentare la Germania agli Oscar. Lo ricordiamo per far capire quanto questo genere di film sia ancora necessario.

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