Jailbait

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Jailbait

“Il film tratta fondamentalmente delle possibili relazioni omosessuali che forzatamente si innescano all’interno di una coabitazione forzata all’interno di una cella. Per rendere più drammatico e rappresentativo il caso è stato scelto di raccontare la vicenda di un ragazzo di 20 anni che viene destinato alla cella di un uomo psicopatico che tenta di trasformarlo in schiavo sessuale. Il giovane protagonista è Randy, un adolescente che viene accusato di possesso di droga. Le prime scene raccontano il suo processo in tribunale dove gli vengono combinati 25 anni di prigione. Il compagno di cella di Randy è Jake che sconta un ergastolo per aver tagliato la gola alla moglie in seguito alla scoperta di una relazione della donna 3 mesi dopo il loro matrimonio. Jake è molto estroverso anche nell’accogliere il ragazzo al quale subito chiede di essere compiacente nelle sue richieste di favori sessuali. Il ragazzo è terrorizzato e in un primo momento reagisce in modo molto violento. Il film è molto teatrale raramente la telecamera si sposta dalla cella, proprio per rendere il senso di claustrofobia che i due vivono chiusi a stretto contatto nel piccolo spazio comune. Anche i rumori esterni e degli altri detenuti sono ovattati. Il mondo esterno anche quello della prigione non sembra raggiungere la piccola cella dove i due vivono. Con il trascorrere dei giorni sembra che Jake abbia un certo successo nel costringere Randy a trasformarsi nel suo giocattolo sessuale, anche se Randy si oppone a questa violenza. L’atteggiamento di Randy nei confronti di Jake è particolarmente contraddittorio: da una parte assolutamente contrario a cedere alle richieste sessuali di Jake, d’altra parte, quando si trova costretto, dichiara al suo compagno di cella di essere attratto da questo suo atteggiamento dominante. Jake in seguito alle dichiarazioni di Randy ha una reazione molto violenta perché si sente considerato un omosessuale e la tensione aumenta fino a spingere Randy a cercare di accoltellare, una notte, Jake ma il tentativo, fortunatamente si spegne in un dialogo tra i due. Il ragazzo vive anche una condizione sofferenza rispetto alla madre con la quale ha una relazione molto contrastata fino ad arrivare al momento in cui la donna muore il ragazzo se ne accorge poichè le lettere inviate dalla madre non arrivano più. Nessuno comunica la morte della madre al ragazzo e le autorità si rifiutano di farlo andare al funerale” (Marco Rabino, detenzioni.eu)

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Randy commits a crime that would normally get him probation and a hefty fine, but in the “three-strikes” world of justice, he finds himself locked up for 25 years. His cellmate Jake is a congenial yet remorseless lifer who casually informs Randy that he slit his wife’s throat because she slept with another man just three months after they exchanged vows. Jake recognizes Randy’s fear and offers him advice on how to make it in prison. But it soon becomes clear that Jake has much more than mentoring in mind as he takes Randy under his wing. “Jailbait” sets a darkly cerebral tone, juxtaposing brutality with the unattainable ideal of intimacy in the harshest of psychological environments. For these two men so yearning to be anything but who they are and where they are, power is the goal, and it’s never clear who truly holds it right up to the last unsettling moment.

CRITICA:

“…Randy (Michael Pitt, in una delle sue interpretazioni più intense ed originali), un ragazzo dal volto angelico, finito dentro per reati di poco conto, divide quel luogo angusto con Jake, un uomo maturo, condannato all’ergastolo per aver sgozzato la moglie con un coltello da cucina. I modi rozzi ed invadenti che questi usa nei confronti del giovane sembrano, a prima vista, un metodo per svezzarlo alla realtà della prigione: un’apparenza dietro a cui si cela, però, una volontà del più forte di giocare col più debole, mettendone a nudo le parti più vulnerabili. Randy soffre della situazione, ma in fondo un po’ ne gode, perché nel suo compagno trova un sostituto dell’autorità materna, da cui dimostra di essere ancora dipendente. Quell’assassino che legge molti libri e dà buoni consigli incarna l’esperienza che infonde sicurezza; il suo equilibrio e l’ostentato distacco con cui guarda al suo infausto destino esercitano su Randy un fascino travolgente, fino a renderlo la vittima compiacente di un drammatico ménage sadomasochistico. L’evoluzione del rapporto è compressa nel tempo, come lo sono, forzatamente, i gesti compiuti in quello spazio ridottissimo: tutto risulta accelerato ed amplificato, in mezzo a quelle mura così anonime ed impenetrabili, che trattengono tutti gli echi sonori ed emotivi di ciò che, al loro interno, si fa, si dice o semplicemente si immagina. In questo modo il rimbombo della nostalgia si sovrappone a quello della rabbia, quello dell’amore perduto a quello del rancore, e solo il pentimento rimane escluso, perché la pena che si sconta non può essere accettabile senza un motivo che, giorno dopo giorno, continui a giustificarla. Randy è convinto che il costo dell’auto lussuosa che, con un’azione vandalica, ha danneggiato, valga bene i venticinque anni a cui è stato condannato; e Jake sostiene che il comportamento immorale della moglie non gli abbia lasciato altra scelta. Per entrambi, il presupposto su cui costruire una nuova forma di esistenza è la certezza che qualcosa di inevitabile è successo, mentre qualcos’altro è per sempre finito: Randy rimane inizialmente paralizzato di fronte a quest’idea, ed è proprio Jake, con le sue provocazioni, a metterlo in condizione di reagire. Tra quei due duri letti di metallo, addossati alle pareti, si consumano un tumulto di corpi ed un rimescolamento di anime; ma quella lotta è un bene, anche se è vistosamente impari. La tensione infrange la noia e squarcia la solitudine, e la violenza, fisica o psicologica, praticata o anche solo tentata, diventa un modo tragico, ma profondamente autentico, di comunicare la propria segreta inquietudine. Jailbait è la struggente miniatura di un’intimità coatta, dentro la quale si sperimenta un’inaspettata forma di libertà interiore: quella dei sentimenti più inconfessabili, che, paradossalmente, riescono ad uscire allo scoperto solo quando c’è una gabbia a proteggerli dal giudizio del mondo. Questo è, sinora, l’unico film di Brett. C. Leonard, scrittore di teatro ed autore di serie tv.” (OGM, Filmtv.it)

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