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Siamo a Mosca. Anton e il suo fidanzato Vlad stanno tornando a casa in macchina per un percorso insolito, quando vedono un ragazzo che viene selvaggiamente aggredito. Anton chiede al compagno di fermare la macchina ed andare ad aiutare la disgraziata vittima, ma Vlad non ubbidisce, spiegando che ha paura che la situazione possa degenerare e rimanere anche loro vittime degli aggressori. Nei giorni seguenti vari media parlano di un’aggressione effettuata da un gruppo di neonazisti. Anton si convince che si tratti proprio di quello che hanno visto e che la vittima fosse un omosessuale. Vorrebbe trovare lo sfortunato ragazzo per dargli conforto. Quest’ultimo però risulta deceduto poco dopo l’aggressione. La polizia chiude subito il caso che passa nel dimenticatoio generale. Fingendosi giornalisti Anton e Vlad cercano d’incontrare la madre del ragazzo morto per avere informazioni da dare alla stampa e montare un caso. La madre si rifiuta di parlare, cosa che invece fa la sorella del ragazzo. Dice che suo fratello aveva conosciuto un ragazzo su un sito d’incontri in internet e stava per incontrarlo quando è stato ucciso. Purtroppo si tratta della modalità di un attacco omofobo che viene spesso ripetuto nella Russia di oggi. Dei gruppi entrano nei siti d’incontri gay per accalappiare qualche omosessuale, dargli un appuntamento fasullo e pestarlo a morte quando lo incontrano, nel migliori dei casi viene torturato ed umiliato. Qualche volta queste scene vengono riprese e caricate su internet per vantarsene. Anton decide di indagare a fondo e si fa aiutare da una promettente giornalista conosciuta a casa di una donna per la quale lavora. Le cose però non sono facili, nessuna pista sembra emergere. Vlad tenta di aiutarlo come può, di sostenerlo, ma si sente impotente davanti ad un impegno così militante, diventato quasi un’ossessione. Col passare dei giorni la coppia inizia ad entrare in crisi, anche se la soluzione del caso sembra avvicinarsi… Il film, girato con lo stile di un thriller durante l’inverno, con riprese effettuate in Ucraina in soli 11 giorni e con una troupe di 7 persone, vuole essere una fiction di denuncia della repressione omofoba che sta montando sempre più in Russia, grazie a leggi liberticide e ad una società piena di pregiudizi.
Con un finale che sorprende in più d’un modo, il film, nonostante il bassissimo budget, riesce a creare una notevole suspence, grazie anche a dei bravissimi attori, in special modo il protagonista Anton (Renat Shuteev), eroe solitario e determinato.

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CRITICA:

Tourné clandestinement en Ukraine, en équipe réduite et en à peine une dizaine de jours, Stand montre les dégâts provoqués par les lois « contre la propagande homosexuelle » en Russie. En stigmatisant violemment la communauté LGBT, on laisse la porte ouverte à la haine et aux agressions les plus inhumaines. Le film nous montre le quotidien étouffant d’un jeune héros gay humaniste et militant qui ne se pardonne pas de n’avoir pu venir en aide à une victime d’agression. Suite à la vision de cet incident, il entend trouver les coupables, faire avancer les choses, comme pour être en paix avec lui-même et plus globalement avec la société dans laquelle il évolue. Alors qu’il se balade dans les rues, il perçoit le climat d’homophobie, de
A l’enquête en mode thriller se mêle le portrait attachant et émouvant d’un couple. Si Vlad n’a pas voulu arrêter la voiture le soir du drame, c’est parce qu’il voulait avant tout protéger son copain, ne pas le laisser aller jouer au sauveur et se retrouver à son tour agressé. Anton refuse de l’entendre et finit par consacrer tout son temps libre à la tentative de résolution de son enquête. Face à cette « lubie », son partenaire essaie de s’adapter. Ils vivent dans un premier temps, complices, cette aventure. Mais progressivement, Vlad ne parvient plus à contenir sa moitié, comprend qu’il lui en veut, qu’il le tient quasiment pour responsable de la mort de la victime. Entre moments tendres, craquants, plus empreints de doute ou de réelle tension, le long-métrage de Jonathan Taïeb dépeint un couple plein d’amour se retrouvant malgré lui dans la tourmente. Subtilement, les questions de l’engagement (dans tous les domaines) et du militantisme sont abordées. Jusqu’où peut-on ou faut-il aller pour tenter de faire avancer les choses, pour sauver son couple ? Ne doit-on pas à un moment penser davantage à soi ? Est-ce que cela vaut le coup de risquer sa vie pour une cause ? Anton est-il plus fou ou plus courageux que Vlad ?
A la fois politique et personnel, doté d’un final coup de poing et glaçant, le projet s’avère bien exécuté, maîtrisé, et les conditions de tournage particulières ne se ressentent quasiment pas (si l’on veut chipoter on pourra toujours trouver quelques petites maladresses de montage ou des effets parfois un chouïa lourds mais cela passe tout seul tant l’ensemble résonne avec l’actualité et se révèle bien incarné). Oeuvre intense, à l’engagement précieux, portée avec fougue, Stand révolte, dérange, provoque le débat. Nécessaire. VOTO: 3,5/5 (popandfilms.com)

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