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Film sperimentale, quasi un non film, in quanto lo schermo appare per tutta la durata di un colore blu monocromo. Girato da Jarman durante l’ultima fase della sua malattia (Aids), quando aveva perso anche il senso della vista, è considerato il suo testamento spirituale, metafora della sua cecità fisica e spirituale. Brani di ricordi, estratti di romanzi e considerazioni filosofiche sono narrate dalla sua voce medesima o da attori suoi intimi amici sopra uno sfondo sonoro composto da FisherTurner che utilizza rumori ambientali come il suono delle campane o lo scroscio dell’acqua. Tra nero cinismo e poetico romanticismo Jarman vuole trasmetterci, con gli ultimi mezzi rimastigli, la “visione” del mondo di un omosessuale alla perenne ricerca di armonia e bellezza.

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2 commenti

  1. Questo film non si guarda, ma si ode.
    L’ intera opera e’ in blu, solo lo scandire di un campanello, e le voci di Nigel Terry e Tilda Swinton a narrare. Un testamento lasciato da Jarman al mondo prima di doverlo lasciare. Ho pianto. Non e’ un film ma quella che oggi definiremmo un opera concettuale d’Arte contemporanea.

  2. Un film che non e’ un film. si potrebbe solo ascoltare mentre si guarda fuori dalla finestra
    Ostico, ma terribilmente sentito e comunicativo.
    Mi ha toccato, comunicando in modo limpido le sensazioni e l’amore per la vita di Derek che stava consapevolmente morendo.
    Avremmo bisogno di altri Jarman oggi, in particolare in questo paese allo sfascio culturale.

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