Il Rosa Nudo

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Il Rosa Nudo

Il Rosa Nudo è un lavoro di cinematografia sperimentale ispirato alla vita di Pierre Seel ed alla autobiografia scritta in collaborazione con Jean Le Bitoux, che a sua volta è stato uno dei più importanti attivisti per i diritti GLBT in Francia e in Europa. Questo toccante testo letterario non è stato mai tradotto in italiano. Parlare della vicenda traumatica di Seel, significa rimarcare gli orrori compiuti dai nazisti anche nei confronti di chi era schedato come omosessuale. Il Rosa Nudo si concentra soprattutto su un episodio doloroso e terribile che segnerà per tutta la vita l’emotività di Seel che, all’epoca dell’internamento, aveva solo diciassette anni. Deportato nel campo di Schimerck, assisterà all’atroce morte del suo compagno.

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5 commenti

  1. Skippy'90

    Emotivo, atroce, terribile quanto necessario. Non esistono parole sufficienti per descrivere un dolore che è universale quanto personale e che come un abisso agonizzante descrive la ricostruzione di un trauma sconcertante rielabordane le fasi.

  2. ednoland

    Un film che niente concede agli stereotipi che ormai iniziano a logorare anche un filone, una volta, libero e liberato per antonomasia come il cinema a tematica Glbt. In questo film non si troveranno statuari corpi di giovani attori alle prese con il prevedibile percorso di formazione del giovane gay del ventunesimo secolo, intervallato da un numero sempre più incontrollato di docce ad alto (?) tasso erotico e nuotate adamitiche in piscina . Un’opera che niente concede agli stereotipi che ormai iniziano a logorare anche un filone, una volta, libero e liberato per antonomasia come il cinema a tematica Glbt. Un film che volutamente sembra non voler ricreare in maniera didascalica l’orrore degli esperimenti e della disumanizzazione cui furono fatti oggetto gli internati con il triangolo rosa. L’inferno e il dolore non si possono realmente rappresentare, ma si possono evocare e solo la maestria del registra che racconta per sottrazione, togliendo l’immagine sovrabbondante, il colore, e il cielo riesce a focalizzare, complice anche la capacità nel cogliere l’espressività degli interpreti scelti, l’attenzione sul dramma di una umanità spezzata. Come restituire la dignità e l’umanità a uomini imprigionati, insultati, derisi, violentati e poi, dimenticati (e non a caso il titolo della traduzione tedesca della biografia di Seel è “deportato e dimenticato”)? Attraverso lo strumento della poesia che pervade lo splendido bianco e nero di Coda e il testo di questa sorta di originale radio dramma per immagini che rende il giusto tributo a una figura autenticamente eroica come quella di Seel.
    E finalmente un film girato in Sardegna dove sembra affacciarsi l’idea che forse è arrivato anche per gli artisti sardi la fine di un’adolescenza artistica caratterizzata dalla ricerca “identitaria” della propria “sardità”, che è sembrato fino ad ora il solo tema ammesso e concesso dalla critica pigra e dalle istituzioni agli artisti isolani. Finalmente l’infanzia regressiva fatta di paesaggi e inquadrature suggestive “da film commission” e da un’uso imbarazzante delle pecore o di altri abusati stereotipi, ha lasciato lo spazio alla maturità e alla scoperta del mondo oltre il mare e oltre il facile “realismo magico” che parrebbe voler collocare la Sardegna fuori dalla realtà. Dopo la ricerca dell’identità, e magari, finalmente, l’acquisizione di questa, per tutti dovrebbe arrivare la maturità, dove non ci sente al centro del mondo, ma parte integrante di questo, e si hanno finalmente gli strumenti per poter parlare la lingua universale della creatività e della poesia e non quella regressiva e pericolosa dei nazionalismi e dei particolarismi folkloristici . Finalmente un film sardo non-sardo maturo.

  3. NicoCinema

    Ho visto questo film, il rosa nudo, l’ho trovato bellissimo. Non conoscevo la storia di Pierre Seel e ne sono rimasto molto colpito. Questo film per me è una poesia visiva, mai visto un film realizzato in questo modo. Bravi tutti gli attori, bravo il regista. Meriterebbe di essere visto da tantissima gente, sopratutto da quella gente che ignora questi fatti. Da vedere.

  4. gandalf87

    Il film mi ha commosso molto.
    Sono rimasto colpito dall’interpretazione degli attori e soprattutto dalla regia che ha saputo creare momenti di suspense unici.
    Grazie a questo film ho conosciuto la storia drammatica di Pierre Seel e il massacro commesso nei lager nazisti nei confronti degli omosessuali.
    Grazie a tutti per il bel lavoro.

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trailer: Il Rosa Nudo

Varie

7/10/2014 – Nuovo riconoscimento per il film “Il Rosa Nudo” che si aggiudica un Bronze Plaque Award assegnato dalla Columbus Film Council all’interno del Columbus Independent Film Festival Ohio Usa.

INTERVENTO DI JO CODA AL 29° TGLFF:

Cari amici del Torino Glbt Film Festival, caro Giovanni, grazie.
Il mio intervento potrebbe anche concludersi qui, con un semplice grazie che alla fine è la sintesi massima per esprimere il riconoscimento che tributiamo al sostegno che questo importante festival ci ha offerto a partire dalla Premiere dell’anno scorso, quella che vedeva il nostro film “Il Rosa Nudo” affacciarsi timidamente nel panorama cinematografico italiano. Ringraziare è sempre importante. Da quel giorno, dopo le parole di Giovanni Minerba e di Vincenzo Patanè nulla è stato più lo stesso. Il Rosa Nudo ha letteralmente girato il mondo e portato un’idea cinematografica che difficilmente nel nostro paese si manifesta con le caratteristiche attribuibili al percorso realizzato da questo film. Tre Official Selection negli Stati Uniti ed un Premio come Miglior Film al Social Justice Film Festival di Seattle fino ad arrivare alla candidatura per le cinquine dei David di Donatello, Ai Ciak d’Oro come opera prima e alla Premiere Asiatica che affronteremo fra venti giorni a Mumbai all’interno della strepitosa cornice del Mumbuai International Queer Film Festival.
E’ importante che da un film che porta avanti istanze così dolorose che riguardano l’intero mondo omosessuale (nonostante Il Rosa Nudo non possa essere catalogato come un film di genere) per giunta film di Nazionalità Italiana giungano questi risultati. E’ importante per l’aseptto militante che portiamo ed è altretanto importante per l’aspetto artistico che ci mette in diretta competizione con i colleghi di tutto il mondo.
A dire il vero, ci dispiace non aver trovato un solo film Italiano, nel nostro percorso, lungo 7 Contest internazionali. Spiace, mi permetto questa nota, che gli unici Festival GLBT che ci hanno voluto sono proprio Il Torino GLBT Film Festival e Il Florence Queer Film Festival (che ringraziamo) dopo di che, a livello di Festival Italiani ed europei, il nulla. Ora, chiamati per la seconda volta in questo contesto, portiamo alla vostra attenzione il nuovo progetto cinematografico su cui puntiamo per il prossimo anno. Bullied to Death, ovvero un percorso attraverso il lutto provocato dalle morti premature di un numero impressionante di adolescenti gay nel mondo, prendendo spunto dalla storia di Jamey Rodemeyer. Anche in questo caso un film con una tematica forte, contro corrente e dolorosa: ricordandoci che il dolore, la sua esposizione e rappresentazione “reale” è, credo, di questi tempi, l’ultimo dei taboo. Non mi soffermo sull’argomento ma lascio al breve Teaser il compito di trasportarvi in questa nuova avventura, la cui partenza è già carica di difficoltà, ma che al contempo è certamente avvincente proprio in virtù degli ostacoli che è destinata ad incrociare nel suo percorso. Io mi scuso per non essere presente qui con voi ma ragioni di salute mi hanno impedito, all’ultimo minuto, di affrontare questo pur breve viaggio da Cagliari a Torino. Sono certo che avremo altre occasioni. Ringrazio il caro Giovanni Minerba e tutto lo staff del Torino GLBT Film Festival per il grande lavoro svolto in tutti questi anni, per la professionalità e per l’opportunità che ci sta offrendo. Approfitto per ringraziare gli amici di Cinemagay.it per il grande sostengo offertoci nella promozione del film “Il Rosa Nudo” augurandoci ci possano seguire anche in questa nuova avventura e un grazie all’amico Vincenzo Patanè.
Un grazie anche ad Antonello Pisu che in questo momento legge questa breve nota, per avermi sostituito in questa giornata così importante per il nostro gruppo di lavoro.

Giovanni Coda

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Terza finale americana per il film di Giovanni Coda “Il Rosa Nudo” dopo Seattle (WA) e Macon(GA). Nel contesto dell’Athens International Film Festival (Athens 11/17 aprile ’14 – OH – US) il film guadagna una nuova candidatura nella categoria “Experimental Features”. Il film verrà presentato all’Athens Cinema il 16 aprile ’14 alle ore 16.00 alla presenza del regista.
Il Rosa Nudo, dopo il Gold Jury Prize vinto come Miglior Film al Social Justice Film Festival di Seattle prosegue nella sua avventura americana. (6/4/2014)

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Tra le milioni di vittime colpite dalla follia nazista nel periodo della seconda guerra mondiale il francese Pierre Seel, fu imprigionato nel campo di concentramento di Schirmeck perché omosessuale. Sopravvissuto a questa esperienza terrificante, fatta di torture e umiliazioni, Seel, dopo la fine del conflitto, si è sposato, è diventato padre, cercando di vivere una vita normale. Nel 1982, però, è il primo a denunciare le terribili vicende che lo hanno accomunato a migliaia di altri omosessuali, marchiati come lui con il triangolo rosa: un coming out clamoroso che aggiunge altro orrore all’orrore. Il rosa nudo, prendendo spunto dalla sua autobiografia Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel, racconta in maniera teatrale ed evocativa l’Omocausto, soffermandosi anche sulle teorie scientifiche per la cura dell’omosessualità di Carl Peter Veernet, che hanno aperto la strada alle persecuzioni naziste.
Il Rosa Nudo è un lavoro di cinematografia sperimentale ispirato alla Vita di Pierre Seel ed alla autobiografia scritta in collaborazione con Jean Le Bitoux, che a sua volta è stato uno dei più importanti attivisti per i diritti GLBT in Francia e in Europa.
Questo toccante testo letterario non è stato mai tradotto in italiano. Parlare della vicenda traumatica di Seel, significa rimarcare gli orrori compiuti dai nazisti anche nei confronti di chi era schedato come omosessuale. Il Rosa Nudo si concentra soprattutto su un episodio doloroso e terribile che segnerà per tutta la vita l’emotività di Seel che, all’epoca dell’internamento, aveva solo 17 anni.
Deportato nel campo di Schimerck, assisterà all’atroce morte del suo compagno. (Cinemaitaliano.info)

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“È un lavoro di cinematografia sperimentale ispirato alla vita di Pierre Seel ed alla sua autobiografia scritta in collaborazione (ma sarebbe meglio dire “sotto suggerimento e guida”) di Jean Le Bitoux, che a sua volta è stato uno dei più importanti attivisti per i diritti GLBT in Francia e in Europa.
Nato nel 1939 e cresciuto in Alsazia in una famiglia molto cattolica, a 16 anni, Pierre Seel venne derubato dell’orologio in un parco noto come luogo d’incontro omosessuale. Quando denunciò il fatto al commissariato, il suo nome fu schedato a sua insaputa nell’elenco degli omosessuali. Con l’invasione tedesca della Francia, aderì alla Resistenza contro il nazismo. Qualche mese dopo l’invasione tedesca, nel 1940, a 17 anni, Seel fu convocato (assieme ad altri omosessuali) dalla Gestapo, che aveva messo le mani sugli schedari del commissariato. Fu arrestato, interrogato e torturato per due settimane.
Il 13 maggio 1941 fu deportato dai tedeschi e internato nel campo di concentramento di Schirmeck, a 30 chilometri da Strasburgo, dove subì violenze e torture a causa del suo orientamento sessuale. Seel e Le Bitoux sono entrambi morti (il secondo giusto un paio di anni fa) e pertanto questa storia è destinata a scomparire nel nulla, impressa solamente sulle 121 pagine del libro.
L’autobiografia, dal titolo Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel, è stata tradotta in diverse lingue, anche se mai in italiano. Per la Spagna, la casa editrice Edicions Bellaterra ha editato la versione dal titolo Pierre Seel, Deportado homosexual.” (TheOpenReel)

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“… A sottolineare, poi, la crescita e i mutamenti nella cifra stilistica dell’autore è stato proposto una sorta di trailer del “Rosa Nudo”. Si tratta di un progetto pensato dapprima per il teatro, dove Coda firmava la regia, che contaminava danza, video e rappresentazione scenica. Ma la suggestione e l’emozione di aver preso in mano un testo mai tradotto in italiano di Pierre Seel e il dovere morale di trattare il tema rimosso, assai spesso dalla coscienza civile e storica, dei gay rinchiusi, torturati e uccisi nei lager nazisti, ha spinto Giovanni Coda a volerne realizzare un film. E’ proprio il “Rosa Nudo”, segna un cambiamento evidente nel suo stile. Se le immagini sono ancora vibranti di luce naturale e i corpi esposti alla scandalosa sofferenza, la narrazione è meno legata alla video arte, quasi volendo raggiungere, per un argomento così drammatico e importante, il pubblico in maniera empatica, maggiormente semplificata soprattutto nei passaggi del racconto. Il “Rosa Nudo” è ancora uno work in progress, perché il budget va e viene, e le istituzioni, quando desiderano sostenere un film realizzato da un sardo, sono compresse e confuse da stereotipi diventati, ormai, insopportabili.

”Big Talk”E’ vero che il Rosa Nudo l’ha immaginato attraverso un’approfondita ricerca fotografica?
Sì. In questi ultimi anni, la fotografia è stata una scelta artistica legata alla passione, ma anche alla necessità. Se non potevo filmare, volevo riprodurre, comunque, sensazioni, volti, luoghi sorti dal mio intimo, riflettendo proprio sul Rosa Nudo. E queste foto sono diventate delle mostre. A Barcellona, per esempio, con il titolo di Bete noir 1 e Bete noir 2 e, devo riconoscere che mi hanno dato grande soddisfazione.” (cinemecum.it)

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