Weekend

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Weekend

L’incontro occasionale di una notte che si prolunga per tutto il weekend e diventa molto di più. Una storia d’amore non convenzionale tra due uomini che stanno cercando di dare un senso alle proprie vite. Un venerdì sera, dopo aver passato del tempo coi propri amici etero, il tranquillo e riservato Russell (Tom Cullen) si reca da solo in un nightclub gay. Poco prima di uscire incontra Glen (Chris New). Si piacciono e si recano quindi a casa sua per fare sesso. Anche se il rapporto sessuale non è stato nulla di eccezionale, si mettono a chiacchierare sentendosi ugualmente attratti l’un l’altro. Sfortunatamente Glen deve ritornare negli USA il lunedì mattina e questa cosa li sprona a fare ancora sesso e a continuare uno scambio di idee sulla vita, l’amore e le relazioni… Una delle cose più interessanti del film è il fatto che vengono presentate idee, ideali e tematiche non solamente da una prospettiva personale, individuale, ma con agganci alla società e al mondo. I due protagonisti che inizialmente potrebbero apparire come dei tipi complicati, risulteranno invece molto umani e semplici, anche se molto diversi come carattere. La chimica che riescono a creare tra loro in questa storia è molto convincente e riesce a farci entrare nell’intimo dei personaggi. Russel è il tipo di gay che preferisce tenere isolata la sua vita sessuale e non riesce a liberarsi dai legami con gli amici etero. Glen si trova quasi all’opposto: la sua sessualità è completamente aperta ed è disponibile a qualsiasi esperienza di vita gay. Come artista rifiuta l’ipocrisia di quei gay che tentano di farsi integrare nelle istituzioni di una società eterosessuale. Cerca continuamente un’intimità sessuale ed è contrario a qualsiasi tipo di ‘imprigionamento’. Adesso un forte sentimento potrebbe cambiare entrambi.

synopsis

On a Friday night after a drunken house party with his straight mates, Russell heads out to a gay club, alone and on the pull. Just before closing time he picks up Glen but what’s expected to be just a one-night stand becomes something else, something special. That weekend, in bars and in bedrooms, getting drunk and taking drugs, telling stories and having sex, the two men get to know each other. It is a brief encounter that will resonate throughout their lives. The Weekender is both an honest and unapologetic love story between two guys and a film about the universal struggle for an authentic life in all its forms. It is about the search for identity and the importance of making a passionate commitment to your life.

REVIEW

On a Friday night after a drunken house party with his straight mates, Russell heads out to a gay club, alone and on the pull. Just before closing time he picks up Glen but what’s expected to be just a one-night stand becomes something else, something special. That weekend, in bars and in bedrooms, getting drunk and
taking drugs, telling stories and having sex, the two men get to know each other. It is a brief encounter that will resonate throughout their lives. The Weekender is both an honest and unapologetic love story between two guys and a film about the universal struggle for an authentic life in all its forms. It is about the search for identity and the importance of making a passionate commitment to your life.

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La recensione del critico e scrittore Vincenzo Patanè

Weekend

Questo film al box office

Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 10/03/2016 al 13/03/2016 19 56.963 5.696

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24 commenti

  1. Poteva essere una semplice storia di sesso occasionale, ma il weekend che passano due ragazzi – il loro primo e ultimo weekend insieme – si trasforma in una trepidante storia d’amore sul nascere, scandita dal sesso, da un po’ di droga, ma soprattutto da lunghi dialoghi che li svelano a poco a poco. E proprio la sceneggiatura (oltre alla naturalezza delle interpretazioni e alla semplicità della regia) è la carta vincente di un film che attraversa non solo temi importanti del mondo gay ma anche percorsi universali dell’amore. Semplicemente vero.

  2. L’ho visto molto tempo fa e mi aveva colpito molto, ora me lo rivedrò ancora. Un film profondo, che ti dimostra come l’amore vero abbia il potere di cambiare la vita delle persone. Triste il finale, ma comunque resta il fatto che questo incontro ha segnato due vite per sempre.

  3. solokiefer

    uesto piccolo film indipendente è diventato un culto nella comunità gay. Il motivo principale del suo successo risiede nella parola immedesimazione: immagini e dialoghi guidano lo spettatore gay a ricordare qualche esperienza della propria vita.
    Il racconto è molto semplice, ovvero un weekend passato da due tipi che si conoscono in un bar gay dell’Inghilterra. Eppure la semplicità con cui procede il film è proprio la sua forza, ti spinge a pensare: “cazzo a me è successo esattamente lo stesso!”, ed inizi a sentire in bocca il gusto di quei fine settimana passati con sconosciuti, che parevano non finire mai.
    Due ragazzi carini, ma assolutamente nella media, due tipi con cui ci si può immedesimare immediatamente. Ed è riuscitissima la rappresentazione delle due tipologie gay: Glen, l’artista, il combattente attivista, gay h24, sempre pronto ad una lotta per i propri diritti e Russell, il bagnino, dichiarato solo con gli amici più cari e che tiene un profilo basso.
    Aprirsi con un estraneo è la cosa più naturale, non hai paura di far intravedere le tue debolezze e contraddizioni, di cui soprattutto Glen è farcito.
    Riuscitissima la scelta del regista di riprendere alcuni dialoghi dei protagonisti in situazioni ordinarie e banali, quasi come li stesse spiando. Ho letto molte critiche riguardo ad un uso smodato di droghe durante le vicende narrate nel film, ma mi pare che la realtà non sia lontana.
    L’apice romantico è dato dalla partenza di Glen. E, del resto, che avrebbe dovuto fare? Rinunciare ad un corso d’arte di due anni a Portland? Su, dai.

  4. roberto67

    La regia è asciutta, quasi scarna, e la storia semplice. E nella prima metà del film ti chiedi se “sia tutto lì”. Poi Haigh affonda il coltello in profondità, con dialoghi comuni ma mai banali e in fondo profondissimi sull’amore, la solitudine, il ruolo che ognuno di noi ha nel palcoscenico della vita. C’è materiale per riflettere in questo film e nulla è lasciato al caso. Neanche il finale che, con un tocco leggero, ci fa capire che questo breve incontro ha cambiato le vite dei due protagonisti

  5. alonewolf

    Film semplicemente stupendo. Due personaggi antitetici ma la cui conoscenza reciproca metterà in discussione le loro personalità, facendoli crescere. Una conoscenza breve e iniziata nel più banale dei modi (un incontro a scopo di sesso in un locale gay), ma che si tramuterà inaspettatamente in un amore forse neanche cercato. Ottima recitazione, soprattutto Tom Cullen. Un uso sapiente delle inquadrature nello sfruttare sia gli spazi vuoti di una stanza che le rigide geometrie di una piscina o dell’urbanistica inglese. Dialoghi “veri”, che descrivono, come raramente accade, i disagi o la rabbia del vivere una propria normalità non percepita allo stesso modo dagli etero. Un erotismo sensuale e mai patinato o volgare. In alcuni punti commovente nella sua sincerità, mai sdolcinato. Che il film non sia stato distribuito in Italia è l’ennesima dimostrazione della cecità dei nostri distributori, sempre ritardatari nel riconoscere il talento dei nuovi autori europei.

  6. neoargon

    Se Glenn non fosse salito su quel treno avrebbe potuto insegnare a Russel come stare bene con la propria sessualità e Russel gli avrebbe potuto insegnare cosa vuol dire amare e fidarsi ancora. Bella storia comunque, tenera e dolce senza cadere nel melenso. Unica nota stonata l’uso eccessivo di droghe, quasi fosse necessario allo sviluppo della vicenda. Tom Cullen interprete eccezionale.

  7. Giuseppe81

    ho visto qst film xke’sapevo essere dello stesso autore d looking(serie meravigliosa!!!)che dire concordo pienamente coi commenti precedenti!anche qui ritrovo un’originalita’stilistica cm nella
    serie,piu’attenta alla costruzione dei personaggi ke nn agli eventi drammarurgici in se”.Emozionante e malinconico soprattutto il finale

  8. thediamondwink

    un film semplice ma d’impatto, una bellissima storia d’amore iniziata solo per sesso … molto bello!!! Cullen in questo ruolo mi piace moltissimo, è bravissimo!

  9. Skippy'90

    L’ho visto alla Rassegna di film a tematica gay che si è svolta a San Giorgio.
    E’ un film che merita il successo ottenuto: semplice, quotidiano, eloquente evitando drammi e sfruttando al massimo delle sue potenzialità temi che ancora adesso sono ostici per molti. E’ molto coinvolgente tanto che a un certo punto era come immergersi nell’ambiente narrato e affezionarsi ai suoi personaggi sinceri e contraddittori nella loro complessità caratteriale nonché affettiva. E l’amore a tratti sussurrato che esplode nelle lacrime di Glen e nel bacio coraggioso di Russell è struggente. Vedetelo, è un film da nove pieno seppur nella dolorosa ma reale riflessione.

  10. La trama non é niente di complicato, due ragazzi si conoscono e la storia di una notte diventa qualcosa di piú. Eppure, vuoi per il magnetismo dei protagonisti, vuoi per l’immedesimazione e l’aspetto intimistico del film, é probabilmente uno dei film piú forti che abbia visto del genere. Profondamente triste eppure piacevolmente e assolutamente non banale.

  11. suninthedark

    Vedo che è piaciuto sia alla critica che agli spettatori. Menomale!!!! Davvero bello a prescindere dalla tematica, non è un film da vedere solo, come dice Glen, per dare un’occhiata al nudo, è un film profondo e intelligente senza mai sfociare nel melenso o nella noia. Come ripeto è assolutamente da vedere etero, gay trans poco importa…ps. generalmente non me ne frega niente del lieto fine, ma stavolta non ho potuto fare a meno di pensare: “Non partire, resta!!”. Il che dice tanto. Buona visione per chi si è convinto a vederlo.

  12. stefano66

    bel film bravi e credibili gli attori. ho sperato fino all’ultimo in un segno che facesse supporre qualcosa che unisse il futuro dei due protagonisti… (se avessi trovato un tipo come Russel neanche il Premio Nobel sarei andato a ritirare!) ma il finale comunque è perfetto e molto suggestivo. Sicuramente il miglior film a tematica che ho avuto l’opportunità di vedere ultimamente. Bravi tutti. (unico appunto: forse il regista ha un po’ troppo calcato la mano nelle scene dove si fa uso di sostanze, anche abbastanza pesanti peraltro, si può parlare di se stessi anche senza farne uso, no?)…

  13. Ora che ho il dvd con i sottotitoli inglesi (come già dicevo l’accento micidiale delle Midlands rendeva veramente ostica una completa comprensione del dialogo…anche a persone di madrelingua inglese…quindi figuriamoci chi non lo è) posso confermare che Weekend è , a mio parere , il più bel film d’amore gay degli ultimi anni. Interessante il paragone con l’americano (ben riuscito e affascinante) Shelter. Attori eccezionali: Russel dolce, solo e desideroso di un compagno e con un’infanzia (orfano) che l’ha segnato. Glenn molto più disinvolto ma che porta la cicatrice di un abbandono di una persona amata. L’unica cosa che mi disturba è l’uso continuo di droga (tutte quelle scopate come sono possibili?). Per il resto colpisce e amareggia l’omofobia permanente anche nella società inglese (working class sopratutto).

  14. Un bel film, e uno dei migliori degli ultimi anni a tematica gay. Girato bene, interpretato da ottimi attori, vero, commovente e anche ‘politico’ nel senso migliore del termine.
    Cosa aspettano a sottotitolarlo e farlo girare?

  15. poetamaledetto

    Film semplice, scarno ma profondamente autentico e privo di tutto quanto potrebbe servire a mascherarne la verità.
    Bravissimi gli attori ed originale la scrittura.
    Da vedere.

  16. istintosegreto

    Una storia d’amore anti-americana. Ovvero priva di sovrastrutture quali colonna sonora melensa, paesaggi spettacolari e quant’altro. Due ragazzi si incontrano, passano momenti insieme mangiando, fumando, facendo sesso, chiacchierando. Tutto qui. Per quanto mi riguarda, pur essendo affetto dalla sindrome di Titanic, qualche volta apprezzo la semplicità. L’amico Pal39 aveva già messo in guardia sull’inglese non proprio facile. Confermo.

  17. Molto bello. Un amore che nasce per caso dopo una scopata occasionale tra due ragazzi diversi e con stili di vita opposti. Un amore che nasce comunicando e dialogando dopo il sesso e che prova una volta di più che il dato alchemico tra due persone si crea a volte non solo per fortunata casualità ma per disponibilità e apertura alla psiche del partner. Russel, un semplice guardiano di piscine , chiuso e poco disposto ad entrare apertamente in una dimensione di vita gay , viene conquistato dall’apertura dell’altro probabilmente più sentimentalmente scafato. Ottimi gli attori e la regia asciutta ed essenziale. Inglese difficile da seguire perfettamente per forti inflessioni dialettali e di slang. Per il momento niente sottotili inglesi. Da vedere. Voto 8.

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trailer: Weekend

Varie

On a Friday night after a drunken house party with his straight mates, Russell heads out to a gay club, alone and on the pull. Just before closing time he picks up Glen but what’s expected to be just a one-night stand becomes something else, something special. That weekend, in bars and in bedrooms, getting drunk and taking drugs, telling stories and having sex, the two men get to know each other. It is a brief encounter that will resonate throughout their lives. The Weekender is both an honest and unapologetic love story between two guys and a film about the universal struggle for an authentic life in all its forms. It is about the search for identity and the importance of making a passionate commitment to your life.

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WEEKEND depicts a fleeting romantic encounter with delicacy and philosophical depth, but its chief appeal is simplicity. Revolving around a brief affair between two young men with vastly different perspectives on life, the film operates on a familiar dynamic; however, it works here thanks to the precise alignment of talented actors and a focused screenplay. Humming along on the commitment of its engaging leads, WEEKEND builds into a powerful encapsulation of an identity crisis over the course of three passionate days. (Eric Kohn, IndieWIRE)

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RECORD NEL PRIMO WEEKEND DI PROGRAMMAZIONE IN ITALIA

Nel primo weekend di programmazione Weekend ottiene un’eccezionale media copia di 5.696,00 euro, la più in alta in assoluto. Già accolto con entusiasmo dalla critica, film di Andrew Haigh, regista di 45 anni, sorprende il box office italiano sbaragliando la concorrenza e confermandosi uno dei casi cinematografici della stagione. Per misurarne il successo basti pensare a Roma, dove la sala 1 del cinema Quattro Fontane ha totalizzato oltre 16.000,00 euro al botteghino nel fine settimana, diventando la prima sala per incasso della città, multiplex compresi.
Il successo del film dà anche ragione a Teodora nel lungo dibattito di questi giorni con la CEI, dopo il giudizio sommario espresso dalla Commissione Nazionale Valutazione Film: “Sconsigliato/Non utilizzabile/Scabroso”, con “droga e omosessualità” come uniche tematiche presenti. La CEI aveva risposto alle proteste di Teodora con un editoriale su Avvenire, a cui la compagnia di distribuzione aveva ribattuto tramite l’ANSA nei giorni scorsi. (Gay.it)

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SINTESI DELLE CRITICHE da Wikipedia.it

Secondo la pagina di Rotten Tomatoes ad esso dedicata, il film di Haigh ha ricevuto un punteggio medio di 8/10 (corrispondente al 95% delle recensioni positive da parte della critica). Le votazioni positive complessive del pubblico, invece, sono pari all’86% (con un punteggio medio di 4.1/5).
Il film è stato spesso paragonato ad altre pellicole: a Prima dell’alba e Before Sunset – Prima del tramonto di Richard Linklater (per l’atmosfera, i dialoghi e la struttura “two-hander”, a Sabato sera domenica mattina di Karel Reisz (con il quale condivide gli stessi paesaggi urbani delle Midlands Orientali e un tipo di realismo sociale denominato “Kitchen Sink”, e soprattutto a Breve incontro di David Lean (per via della love story impossibile, nonché per la comunanza della scena finale girata in una stazione ferroviaria).
Buona parte della critica ha sottolineato l’universalità della storia raccontata, evitando di etichettare la pellicola come semplice “film gay”. Lo stesso Haigh ha affermato che «il film è incentrato su due personaggi che cercano di capire chi sono e cosa vogliono dalla vita, come riescono a mostrarlo al mondo e ad adattarsi all’ambiente circostante. Questi problemi non riguardano solo l’essere gay, ma come ciascuno di noi si definisce, sia in pubblico che in privato». Così impostato, quindi, il film «annulla la percezione dei soggetti come genere e si eleva a simbolo dell’amore come incontro di anime lungo cammini separati». In definitiva, «il film analizza l’idea che incontrare qualcuno di nuovo – non ultimo un potenziale partner – significa anche riconsiderare la propria persona, modellare e perfezionare il sé che si desidera proiettare. Una storia di innamoramento che è anche un racconto di identità e autodefinizione». Roger Ebert – per il quale Weekend è in definitiva «un film intelligente, sensibile, perspicace, con attori molto adatti al dialogo. Un film che sottolinea la difficoltà di creare connessioni fuori dalle nostre scatole personali di tempo e spazio» – sottolinea che «alcuni aspetti del film riguardano l’omosessualità, ma non siamo davanti ad un “film gay”. La maggioranza delle persone può identificarsi con Russell e Glen. Questo perché alcuni di noi sono più aperti, altri più circospetti. Alcuni si fidano con facilità, altri in maniera più graduale. Alcuni di noi fingono di essere chi pensiamo “dovremmo” essere, e lo fanno talmente bene che anche gli amici più vicini non sanno chi siamo davvero».
Dana Stevens di Slate scrive che «non ci sono film sui rapporti d’amore, che siano etero o gay, così attenti ai dettagli di un moderno corteggiamento. […] Il risultato di Andrew Haigh è semplice ma significativo: ha creato una storia d’amore decisamente controllata che risulta essere divertente senza battute e romantica senza essere smielata. Non rivelerò – prosegue la Stevens – se Russell e Glen avranno il loro happy ending, ma affermo che nelle intense scene finali, Weekend offre una gioiosa visione di quello che il soddisfacimento romantico possa essere».
Per Michael O’Sullivan del Washington Post, «Haigh gira il film come se fosse uno spione. La traballante macchina da presa in spalla, insieme a riprese fatte attraverso delle staccionate o in mezzo alla gente – nonché i fitti dialoghi di Glen e Russell, talvolta biascicati – conferisce a Weekend un’atmosfera voyeuristica, come se stessimo ascoltando e scoprendo qualcosa di privato, ma di eccitante e nuovo. In effetti, Glen e Russell stanno scoprendo qualcosa, e non solo l’uno con l’altro, ma di loro stessi. Sono quelle rivelazioni – una sorta di denudamento ma in un modo meno preciso – che fanno di questo Weekend un weekend da ricordare».
Per il Chicago Tribune, l’atmosfera di Weekend, «ricorda il milieu sociale realista dei film di Andrea Arnold (Red Road, Fish Tank), ma Haigh conferisce al suo film ritmi imprevedibili e momenti rivelatori, con un occhio sempre rivolto all’onestà dei dettagli». E conclude che, «se questo piacevole film offre una tesi o una morale, essa è molto semplice. Una vita più aperta, più appassionata e fortemente integrata nutre l’anima non meno dell’aria o dell’acqua. O del caffè il mattino dopo», con un chiaro riferimento a due scene del film.
Romain Titeux de Les Inrockuptibles afferma che, attraverso «piccole cose, che siano una colazione, lo scambio di numeri telefonici o delle confessioni fatte a tarda ora sotto l’effetto dell’alcol, Haigh crea un mélo travolgente. Sul fronte del realismo sociale, il cinema inglese assume spesso l’aria da “sbruffone” attraverso attori incredibili pieni di precisione e tecnicismo. In questo caso, ci offre invece qualcosa di semplice e umile come non si vedeva da tempo dall’Oltremanica».
Kenneth Turan, critico cinematografico per il Los Angeles Times, sottolinea «le eccezionali performance dei due attori. Il loro lavoro è sfumato, delicato e profondamente sentito sin dal primo istante in cui li vediamo». Altri critici sottolineano il valore dell’interpretazione dei due attori protagonisti. Joe Leydon di Variety sostiene, per esempio, che «Cullen e New sviluppano uno scambio credibile e coinvolgente, sia che parlino di matrimoni gay, che si confidino su aspirazioni a lungo represse o, nella scena più divertente del film, che discutino dell’appeal omoerotico di Rupert Graves in Camera con vista. C’è un’essenza perfettamente realistica nell’unione dei loro personaggi alla fine della pellicola, che dà un considerevole credito sia agli attori che al regista». Weekend, scrive Jonathan Romney per l’Independent, «tratta in modo tangibile della vita reale di persone reali, e Haigh e i suoi attori ci fanno percepire il film come se stessimo ascoltando di nascosto una coppia che la macchina da presa ha casualmente scelto nella folla. I due protagonisti sono straordinari: il dubbioso ma cordiale e divertente Russell di Cullen e il fragile e appassionato Glen di New sono magnificamente ben assortiti e condividono una chimica alla quale aspirano molte storie d’amore del grande schermo, spesso senza successo. Le scene di sesso sono tenere e suggestive e mettono in evidenza due persone che stanno bene insieme non solo perché godono l’uno del corpo dell’altro ma anche della loro compagnia». Anche per José Antonio Martín, critico cinematografico della rivista digitale “El Antepenúltimo Mohicano”, «la grande forza del film sta indubbiamente nell’eccellente lavoro dei protagonisti, che non solo raggiungono una chimica impeccabile, ma si abbandonano con generosità nelle scene d’amore. Scene girate con realismo e buon gusto, molto simili a quelle tra Eusebio Poncela e il leggendario Antonio Banderas in La legge del desiderio (1986) di Pedro Almodóvar. Niente nelle loro performance sembra scritto a tavolino, si mettono a nudo dentro e fuori, a beneficio della forte profondità emotiva del film. Lo spettatore riesce immediatamente a legare con i due personaggi (molto ben scritti), diventando partecipe dei loro continui cambiamenti di umore, delle loro speranze e delle loro paure».
In Italia, dove il film è rimasto inedito per cinque anni, critici e giornalisti hanno potuto scriverne soprattutto durante festival e rassegne ai quali è stato invitato. Nel corso del Festival internazionale del film di Roma del 2011, dove la pellicola viene presentata nella sezione “Occhio sul Mondo”, Silvestro Capurso di “Eclipse Magazine” scrive che «più che verosimile, Weekend è un film vero, reale più che realista. […] [Un] film tagliente e lucido, agrodolce come la vita di tutti i giorni». In occasione del Festival Mix di Milano del 2012 (sul cui programma si legge: «Andrew Haigh ci racconta con sapiente precisione i tempi, i silenzi, gli imbarazzi e le scoperte di quella volta che, sarà successo anche a voi, una banale one night stand, esplode travolgendosi tutto il nostro piccolo mondo antico. […] Dialoghi bergmaniani per interno londinese»[26]), Simone Rovellini di Rolling Stone scrive: «All’inizio disturba l’evidente natura low budget del film, con una fotografia che fa grande affidamento sulla Canon 5D e veicola così un’estetica fatta di fuori fuoco voluti ma non troppo, tipica ormai della produzione di qualsiasi filmmaker indipendente. Ma con il procedere della storia, anche questo che può sembrare un difetto diventa funzionale alla natura di un film perfettamente calato nella realtà contemporanea e autentica che racconta, e allo stesso modo risultano perfette la regia in camera a mano e la scelta di non utilizzare nessuna colonna sonora se non la musica contestuale alla narrazione». Roberto Rippa di “Rapporto Confidenziale”, rivista digitale di cultura cinematografica, ritiene Weekend «uno tra i film più riusciti sul tema dell’amore, mostrato attraverso le sue tortuosità, e sull’accettazione di sé nel senso più ampio del termine, compresa la rinuncia a difese e resistenze di fronte ad un’altra persona». In più, «la naturalezza della messa in scena e la sua ambientazione fortemente realistica, fanno del film un’opera coinvolgente e sincera». «È infine una storia d’amore tra le più credibili apparse sul grande schermo da molto tempo a questa parte, tanto da non fare apparire stonato il paragone con un grande classico come Breve incontro (David Lean, 1945), citato da molta critica»

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Recensione di Gabriele Capolino su Cineblog.it:

Weekend è il film LGBT più bello degli ultimi dieci anni. E questo lo avevamo detto quando lo avevamo visto nel 2011, cinque anni prima della sua distribuzione italiana tardiva. Un vuoto colmato da Teodora, che porta in sala il secondo film di Andrew Haigh, tra i nuovi talenti più bravi in circolazione, dopo aver distribuito l’altrettanto supremo 45 Anni, tra i migliori film dell’anno scorso.
È il film gay più bello degli ultimi dieci anni inizialmente per la sua storia semplice: Russell, ragazzo che ancora non ha ancora accettato la sua identità sessuale, va in un locale gay e finisce a letto con Glen. Tra i due nasce subito un rapporto d’intesa che velocemente inizia a trasformarsi in un sentimento reciproco nel giro di poche ore, quelle che compongono un solo fine settimana. Peccato che per Glen quello sia l’ultimo weekend in Inghilterra…
Girato due anni dopo il primo film di Haigh, l’assai interessante e sconosciuto documentario Greek Pete, Weekend ha impresso nei suoi fotogrammi il segno del suo budget irrisorio e i suoi veloci tempi di lavorazione (si dice 17 giorni). Il sonoro non sempre pulitissimo, assieme all’accento strettamente inglese dei suoi attori, non aiuta a volte nemmeno a capire quello che i personaggi si dicono.
Un effetto che a molti sembrava fatto quasi apposta per inserirsi nel percorso del Mumblecore americano (non a caso Weekend ha avuto la prima mondiale al SXSW, festival che il Mumblecore l’ha ‘inventato’). Allo stesso tempo il film è molto ancorato a una tradizione di cinema ‘povero’ e ‘da periferia’ tipicamente inglese, quello per dire delle Andrea Arnold e dei Paddy Considine.
Ma Andrew Haigh dimostra sin da subito una personalità forte e una capacità unica nel portare sullo schermo l’intimità della relazione dei suoi personaggi. Vero, il suo stile oggi si sta già levigando e raffinando, inserendosi quasi a metà strada tra Leigh e Haneke. Vero, 45 Anni è un film speculare a Weekend in tutto e per tutto (la coppia anziana, borghese, eterosessuale). E poi con Lean on Pete il regista sta già pensando al suo esordio statunitense.
Eppure ovunque lo metti, anche in tv, Haigh sarà sempre e comunque probabilmente il più bravo in una cosa: descrivere le emozioni quotidiane che hanno un impatto devastante sulla vita dei loro personaggi. Sono schegge, momenti brevissimi, ma sono il centro del suo cinema. Anche in 45 Anni il perno non era la reazione di Geoff alla sconvolgente notizia del ritrovamento del corpo intatto dell’amante di decenni prima: erano le emozioni quotidiane della moglie Kate.
Sceneggiatore dal talento incredibile, che regala una verosimiglianza totale ai suoi dialoghi e rende cinematograficamente potenti storie ‘qualunque’, Haigh è anche un meraviglioso direttore di attori. Certo, Tom Cullen e Chris New – di base due volti perfetti – sono bravissimi, ma si vede chiaramente una precisa scelta di recitazione ‘intima’ guidata da Haigh. Il lavoro sui gesti, sui sorrisi e sugli sguardi è parte integrante di una cifra stilistica pura.
Cosi la relazione tra Russell e Glen, pur essendo un one-night stand che diventa qualcosa di ben più grande in neanche 48 ore, vola sopra tutto e tutti: driblando ipotetiche polemiche da moralisti (amore in manco due giorni? Lesa maestà!), volando sopra ogni discussione, polemica e politica (quanto fa tristezza ciò che sta succedendo in Italia in questi giorni, ancora di più paragonato alla limpidezza del film…).
Weekend scansa tutto questo per buttarsi a capofitto in una questione intima e privata che conta nella sua essenzialità molto di più della militanza: l’importanza e la forza irrefrenabile del sentimento. Nei sentimenti di ogni giorno Haigh ci crede per davvero, e non è certo un caso che il quinto episodio della prima stagione di Looking sia in fin dei conti quasi un remake dello stesso Weekend.
Haigh crede nella purezza del sentimento, in questo caso specifico vissuto prima in casa tra baci, chiacchiere, alcol, abbracci e cumshot. Perché in questo caso, alimentato dall’attesa per una fine che incombe in tutta la sua tristezza (e c’è una coerenza con 45 Anni e il finale stesso di Looking che fa pensare), tutto il sentimento parte da qui, dalle mura private: solo poi si può uscire fuori e affrontare l’ignoranza dilagante a testa alta.
Ma, al contrario di 45 Anni e della seconda stagione di Looking, Weekend non finisce affatto ‘male’, anche se c’è un senso di dolcezza e amarezza che stringe il cuore. Un’idea assurda? Affatto: Weekend finisce con la consapevolezza di un sentimento che è possibile, con il coraggio di guardare fuori dalla finestra il proprio mondo con un’emozione in più e finora inedita.
Come in un altro bellissimo film ‘romantico’, Blue Valentine, i nostri protagonisti non finiscono assieme felici e contenti per sempre, vero. Ma questo conta quasi poco o nulla: prima ci sono stati momenti di vita unici. E c’è anche un insegnamento che non si potrà mai dimenticare: il proprio posto nel mondo si trova anche attraverso l’amore. Innanzitutto quello verso se stessi.

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