J. Edgar

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J. Edgar

Edgar Hoover, fondatore dell’FBI nel 1935 e suo capo assoluto fino al 1972, anno della sua morte. Gli eventi, gli scandali e i casi politici legati al nome di Hoover sono tantissimi. L’FBI spulciò fin nei minimi dettagli, anche sessuali, la vità di politici, artisti e sportivi. Si sospettò anche un suo coinvolgimento nell’assassinio di Martin Luther King. Hoover è rimasto scapolo per tutta la vita, molti lo ritenevano omosessuale (amava vestirsi da donna e partecipare ad orge, secondo alcuni amici o nemici), ma per tutta la vita ha perseguitato coloro che sostenevano questa tesi col risultato di dare ancora più rilievo alla cosa. Non sappiamo ancora se la storia che ci racconterà Eastwood sarà più politica o più personale e privata, anche se la scelta come sceneggiatore di Dustin Lance Black, gay dichiarato e già premiato con l’Oscar per la sceneggiatura di “Milk”, ci fa propendere per la seconda indicazione, considerato anche che Eastwood non ama affrontare temi strettamente politici. Il film sarà distribuito dalla Warner nel 2012.

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Questo film al box office

Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 3/02/2012 al 5/02/2012 17 35.040 1.297
dal 27/01/2012 al 29/01/2012 10 148.781 1.582
dal 20/01/2012 al 22/01/2012 5 454.225 1.753
dal 13/01/2012 al 15/01/2012 3 1.022.443 2.339
dal 6/01/2012 al 8/01/2012 2 2.293.290 5.512

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13 commenti

  1. thediamondwink

    L’eterna caccia alle streghe comuniste parte proprio da qui, J. Edgar probabilmente ne fu ossessionato,
    tanto da incentrare la sua intera carriera su questo, distruggendo personaggi e attizzando roghi che bruceranno a lungo negli anni avvenire. Non amo questo genere di personaggi, tanto forti, confortati dal “potere” e poi pieni di insicurezze nella loro vita privata, mi chiedo spesso, se tutto ciò non sia un pretesto per affermare la loro “forza” sul debole e (a volte) innocente essere umano.

    A parte questo, non so se effettivamente la storia d’amore col suo braccio destro andò proprio così, cmq, se così fosse, l’ho trovata tristemente oppressiva. Non perché il protagonista non ha mai messo le carte in tavola, ma per il semplice motivo di non sopportare le discriminazioni di quei tempi. Oggi ci lamentiamo tanto di ciò che noi omosessuali non abbiamo, ma non ci poniamo mai il quesito di chi non ha nemmeno quel poco che ci viene concesso. E’ vero, non è ancora abbastanza, bisogna lottare, ma penso alle persone, come J. Edgar, incatenati dai loro “possenti” ruoli solitari in un tempo dove la parola omosessualità veniva marchiata a “fuoco” nell’animo di tutti quei gay che volevano solo vivere la loro vita e, tutto questo, mi fa incazzare! A parte questo, il film mi è piaciuto molto e mi ha anche fatto commuovere, devo dire che Clint è davvero un grande, anche dietro la macchina da presa!

  2. scusate, ho sbagliato… volevo scrivere: solo io ho visto nella scena del litigio in albergo una citazione di Maurice?
    l’ho detto: il film lascia un po’ frastornati e spossati hehehe

  3. ps: sono io ho la scena del litigio in albergo è una citazione di Maurice?
    pps: il film vale la pena, sì, ma in una serata mooolto tranquilla e con il cervello molto attento, perché è anche una lunghissima mattonata

  4. C’è un po’ di tutto dentro questo film, le svolte della carriera, l’esternazione delle sue idee politiche, la vita privata, le debolezze della persona. I continui salti temporali complicano il seguire la il filo degli eventi, specialmente per chi come me non conosce a menadito la storia americana, ma sono molto utili per variare la visione e non ronderla noiosa, specialmente vista la lunghezza della pellicola. E il fine del resto più che la ricostruzione dei fatti è creare un quadro della personalità del protagonista. E ci riesce bene. Per la cronaca: è un grande stronzo

  5. zonavenerdi

    Ho visto il film per la prima volta ieri. Il merito del regista e quello di farti apprezzare la trama e il protagonista anche se non parteggeresti con lui nella realtà. Bravi attori, belle scenopgrafie e ricostruzione credibile. Nei commenti precedenti al mio, qualcuno si è scandalizzato della visione della madre di Edgar ai riguardo del gay: vorrei far presente che era la società all’epoca che era così: se oggi qualcuno obbligherebbe qualcuno a vestirsi da donna per farlo deridere (così come racconta la madre) sarebbe un reato, all’epoca era normale …

  6. Bellissimo. Il grande Clint è un mito come regista. Bravissimi gli attori: Leonardo supera se stesso. Bravi anche i truccatori. Forse un pò esagerato nella scena dell’identificazione nella madre, sarebbe stato sufficiente la collana ed il vestito (non indossato). Consigliato a tutti quelli che hanno paura del coming out e che si perdono la possibilità di viversi una relazione di Amore.

  7. questo la dice lunga sul moralismo statunitense. per il resto la scena piu bella: quando i due protagonisti J. Edgar Hoover e Klide sono in una suite d’albergo, dopo aver liquidato 3 donne impiccione che volevano “farsi” l’uno e l’altro.. i due le abbandonano, vanno nella suite d’albergo ed hanno un lungo colloquio: questa è la scena piu bella del film, quando J.edgar dice: ci vorrebbe una signora Hoover.. e Klide ha una reazione piuttosto accesa e cruenta, non riesce ad accettare una frase del genere e incomincia a combinare un casino, sbatte oggetti, aggredisce il compagno ma alla fine si buttano a terra e Klide bacia edgar con atteggiamento possessivo come per dire_ tu sei roba mia e basta: giuro che se pronunci di nuovo una frase del genere non mi vedrai più. Questo è un legame fortissimo tra i due protagonisti. Ho amato questo film davvero tanto. Scena bellissima quella del bacio ma soprattutto sul divano con la mano nella mano l’uno all’altro come una cosa sola.

  8. Ho trovato scandalosa la madre di lui che vuole a tutti i costi vederlo sposato: ci sta un tratto quando parla di un certo tipo che era gay e lo chiamavano “GERBERA”.. Ecco lei disse al figlio preferirei un figlio morto che non un figlio gerbera.

  9. Come tutte le storie esse hanno una fine.. e l’epilogo non è molto positivo, visto che in età avanzata uno dei due muore e lascia l’altro in un vuoto spaventoso. beh credo che questo sia un tema piu volte toccato nell’ambiente del cinema gay, vedasi ad esempio Saturno contro, dove il tema dell’abbandono di una persona devasta e svuota ogni angolo del cuore. bellissimo film. da vedere. correte al cinema a vederlo.

  10. ho avuto modo di vedere questo meraviglioso film proprio ieri sera. che dire è stupendo, perchè unisce le questioni politiche e poliziesce alla vita privata di questo capo dell’FBI che a quanto pare ha le sue ambizioni ma deve fare i conti anche con un paese moralista (eccessivamente) come lo sono sempre stati gli USA. Ho trovato l’interpretazione di DI CAPRIO eccezionale, un pò ingrassato sta anche bene. bellissimo anche il suo compagno e collega di lavoro con il quale intraprende un lungo sodalizio e dopo molte peripezie riusciranno a condividere molte cose insieme per tutta la vita.

  11. A me è piaciuto moltissimo! La sceneggiatura e anche la regia, certe inquadrature molto suggestive.. Anche il finale, per nulla banale. E sullo sfondo, ma non meno importante del resto, una delicata, passionale e assoluta storia d’amore.. Quasi quasi metterei 3 G! Leonardo Di Caprio secondo me vincerà l’oscar…

  12. Eastwood mi ha catturato più in altri suoi recenti film che in quest’ultimo.Non che sia brutto il film, anzi tutt’altro.Mi aspettavo però di vedere maggior disinvoltura nello ritrarre il rapporto intimo fra i 2 e avrei voluto che avesse sottolineato di più l’aspetto cinico, malizioso ed antipatico di edgard, con quella sua passione morbosa di investigare sulla vita intima degli altri ( e non per questo sarebbe risultato più antipatico)Sono d’accordo con la recensione del giornale europa quando afferma che è caduto nel kitch forzando la mano inserendo la patetica scena del travestimento ,noiosa quanto inutile.Il doppiaggio non rende giustizia all’interpretazione di dicaprio, bravo come d’altronde secondo me,lo è sempre stato.

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“… Hoover si occuperà di esplorare la complessa relazione tra i due celebri funzionari che mai dichiarano pubblicamente la propria omosessualità. Fino a che fu in vita, più di una volta Hoover si trovò a dover cacciare o spaventare coloro che provavano a fargli domande sulla sua identità sessuale, a tutt’oggi incerta. Resta il fatto che, dopo la sua morte, Tolson fu il beneficiario della sua eredità, incassò la sua polizza sulla vita e si traferì a vivere in casa sua. Vedremo come il saggio Clint Eastwood affronterà il lato privato della misteriosa vita di Hoover.” (Movieplayer.it)

“…Durante la sua carriera, Hoover adottò una politica molto dura nei confronti degli omosessuali, e perseguitò chiunque mettesse in dubbio la sua sessualità, salvo poi lasciare i suoi beni proprio a Tolson. L’idea di vedere Phoenix e DiCaprio testa a testa, bisogna ammetterlo, è affascinante, soprattutto se si pensa che lo script di Dustin Lance Black è proprio incentrato sulla loro relazione. Chi si aspetta un biopic tradizionale probabilmente avrà una bella sorpresa.” (Film.it)

CRITICA:

Delle oltre due ore usate da Eastwood per raccontare mezzo secolo di vita americana attraverso la vita di J. Edgar Hoover,primo capo dell’FBI (considerato l’uomo più potente degli Usa), rimane soprattutto la suggestione per una storia d’amore. Quella tra lo stesso Hoover ed il suo aiutante Clyde Tolson, dando così per assodata ciò che è considerata una verità controversa. Stratagemma che Clint sfrutta per narrare, con ruffiana delicatezza, una intensa passione gay repressa. Meglio leggere un romanzo di Liala. (Il Giornale)

“…Il chiaroscuro pubblico e privato di colui che fu considerato l’uomo più potente d’America avvolge lo schermo sino dalle prime immagini, imponendo alla lettura suggerita dal copione di Dustin Lance Black («Milk») una cappa plumbea e respingente, accettabile come congegno narrativo, ma a conti fatti mai risolta o riscattata da un guizzo interpretativo sorprendente e soprattutto emozionante. Hoover resta un protagonista impenetrato prim’ancora che impenetrabile, poco trascinante, un po’ a bagnomaria tra l’anodino spirito di servizio e una disillusione di routine nei confronti del sogno americano. Condannato a sembrare troppo indulgente nei confronti del monumentale personaggio o, al contrario, troppo duro nei confronti del suo, in fondo, coerente servizio reso allo stato, il repubblicano, come si direbbe dalle nostre parti, moderato e dialogante Eastwood è in realtà limitato dall’ottica deterministica con la quale osserva la sostanziale «fissità» di Hooover, nel nome e per segno del ragazzino un dì soverchiato dalla madre, del giovane funzionario dalle intuizioni straordinarie, dell’adulto dal dna piccolo borghese ossessionato dalla sicurezza altrui e personale, dell’omosessuale inespresso e dell’inesausto costruttore sotto copertura e a scopo di ricatto di uno sterminato archivio degli scheletri nell’armadio delle principali icone americane. Né diabolico sbirro né eroe, sia pure antipatico, della propria democrazia «armata»: è questo l’intoppo drammaturgico che impedisce a «J. Edgar» di crescere nella memoria dello spettatore al termine del virtuosistico e talvolta squilibrato viavai di sontuosi andirivieni temporali.” (V. Caprara, Il Mattino)

“….Hoover viene presentato come un mammone pignolo, iracondo, vanesio, razzista, ferocemente anti-comunista, intento a creare uno stato orwelliano nel quale tutti siano schedati, spiati, ricattabili per il bene supremo di un America bianca, conservatrice, armata e protestante.
Lo subiamo per due ore, da quando cresce solo con la madre autoritaria e bigotta (una Judy Dench imperscrutabile) a quando muore; eppure neanche quando scopriamo di non aver assistito alla Storia, ma a una sorta di «versione di Edgar», non capiamo se questo personaggio da incubo sia simpatico o meno al regista. Perché lo sguardo di Eastwood è indulgente, quando non sfuggente. Se l’intento fosse documentario sarebbe giusto non giudicare ma la sceneggiatura di Dustin Lance Black si prende libertà che vorrebbero una messinscena vitale ed appassionata. La meriterebbe senza dubbio Leonardo Di Caprio, futuro candidato all’Oscar (e probabile vincitore), che regala al personaggio poca anima ma una perizia della quale ancora non lo facevamo capace. Resta credibile anche sotto chili di trucco, con la voce di Francesco Pezzulli che cerca d’essere affannata ma risulta troppo carica, facendo per la prima volta un disservizio all’attore. Lo stesso non si può dire del co-protagonista Armie Hammer, che interpreta il fidato braccio destro di Hoover. Da giovane è troppo fisso e sorridente, bello e imbambolato; da vecchio subisce un trucco da museo delle cere, diventando una macchietta tremebonda che suscita inquieti (e involontari) sorrisi. L’omosessualità repressa dei due protagonisti è ritratta con dolore e partecipazione, quasi il film covasse due anime, approvandone i rari slanci emotivi ma assecondando pericolosamente la loro decisione di non dare mai corpo ai sentimenti…” (A. Dagradi, Brescia Oggi)

“…Il racconto di Hoover è autoelogiativo, ma viene regolarmente smentito dalle immagini; o dalle sommesse critiche di Clyde Tolson, per oltre quarant’anni suo inseparabile vice e probabile amante. Il film è tutto costruito su questo sotteso meccanismo dialettico-demistificatorio; la densa scura fotografia di Tom Sterne contribuisce a dare l’idea di un personaggio che resta chiuso nel suo mistero; mentre la colonna musicale (dello stesso Eastwood) crea un’atmosfera avvolgente e soffice. Così di quest’uomo duro, ricattatorio, implacabile, sottilmente emerge il mai superato senso di inadeguatezza e un’affettività repressa che ha per unico sbocco l’amore, forse sublimato forse no, per Tolson. Il cuore del film sta in questa zona emozionale, il bravissimo DiCaprio lo ha capito e lascia trapelare nello sguardo una sperduta fragilità. Alla fine si converrà che l’ex ispettore Callaghan è un cineasta che raggiunge il massimo nella nota intimista. (A.L.Kezic, La Stampa – voto 4/5)

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