Funeral Party

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Funeral Party

Al funerale del padre arrivano tutta la famiglia (ormai dispersa) e gli amici, ognuno con i propri fardelli e ansietà. Il figlio, Daniel, sà che dovrà vedersela con il fratello sciupafemmine Robert, appena arrivato da New York dove ha promesso alla moglie di cambiare stile di vita. Nel frattempo la cugina di Daniel, Martha, e il suo rispettabile nuovo fidanzato Simon stanno cercando di dare una buona impressione allo stressato padre, un progetto che andrà in frantumi quando Simon ingerisce accidentalmente una droga in via di sperimentazione che lo mette in uno stato confusionale e letteralmente nudo davanti ai futuri suoceri. A questo punto arriva il vero colpo di scena: un ospite misterioso che minaccia di svelare uno sconvolgente segreto famigliare: è stato l’amante del defunto ed è in possesso di foto compromettenti. I due fratelli dovranno ora cercare ogni modo per nascondere questo segreto e cercare di seppellirlo definitavamente insieme al padre (non solo metaforicamente). Il film, molto divertente, ricorda “Un matrimonio” di Altman, ma anche “Quattro matrimoni e un funerale”, “Un pesce di nome Wanda”, “Hollywood Party”, ecc. ma anche l’ambiente famigliare di “Six Feet Under”. Il film partecipa al festival di Locarno 2007 dove vince il premio del pubblico.

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15 commenti

  1. Amo l’umorismo inglese anche quando e’ banalotto come in questo caso. Rispetto a qualsiasi Cinepanettone Made In Italy, Funeral Party vince il Premio Oscar della comicita’.

  2. zonavenerdi

    Caro G,avrai anche ragione tu, ma avrei voluto che le varie sotto storie fossero pià legate tra loro. Il futuro genero drogato per sbaglio con tanto di corteggiatore della futura moglie; la vedova e il prete che fanno da sfondo, ma non hanno un vero ruolo; i due fratelli che si rinfacciano il loro modo di vivere ecc. Riconosco che non è un film così brutto, (come tra l’altro ho già scritto sotto); ma diciamo che mi sono divertito di più guardando altre cose.

  3. Perchè un nano ? Ma perchè no , dice giustamente G , considerando che nella storia molti nani sono stati amanti di dame e cavalieri e non credo solamente perchè equipaggiati in modo inversamente proporzionale alla loro statura o solo per gusti perversi. Ma perchè esseri umani come tutti gli altri. Qui nel film poi l’argomento è trattato con gusto molto british , ironico e sarcastico al punto giusto. E’un film brillante che mira solo a divertire con eleganza senza pretendere di lasciare allo spettatore verità esistenziali o dilemmi metafisici. Voto 7.

  4. A me è piaciuto. Leggendo qui mi aspettavo peggio e invece ho riso con piacere. Non è certo un capolavoro ma tutto sommato funziona, gli attori sono bravi, molte scene spiritose e lo stile british riesce a sostenere anche scene che rischiavano di scadere nel volgare, come l’incidente dello zio in bagno.
    zonavenerdi: perché un nano? Be’ e perché no? Se al tizio piaceva un nano, tant’è, ad ognuno il suo… Oltretutto la cosa non è stata mai sfruttata per battute facili e squallide, quindi non vedo perché lamentarsi. Anzi, l’unico accenno al suo nanismo è stato davvero riuscito ed elegante: quando il primo figlio ne parla all’altro e tituba nel descriverlo come “quello basso”, ottimo esempio di conflitto “borghese” tra il guardare subito ciò che c’è di strano ma avere poi paura di dirlo e sembrare politicamente scorreti.

  5. zonavenerdi

    L’idea per una commedia da ridere c’è tutta. R alcuni spunti sono davvero buoni. Ma lo svolgimento fa davvero acqua da tutte le parti. Perchè l’amante del defunto deve essere nano? C’è n’era proprio bisogno? Il fatto della pillola poi era un bello spunto, ma è stato troppo abusato. La divergenza caratteriale tra frattelli invece poteva essere curata di più. Davvero è un film delle occasioni mancate. Si può ruidere ancdhe intelligentemente. Qui purtroppo non è così.

  6. Black comedy furbetta, a tratti brillante, cinica al punto giusto.. Il moralismo perbenista qui presente, rappresenta – secondo me – in modo sarcastico una certa classe sociale, che, sebbene agiata, pare sempre pronta a giudicare in modo rigido ciò che non rientra negli schemi soliti ‘nozze/famiglia/figli/eterosessualità’..

  7. webmaster

    Ciao GroovyNowhere, forse hai ragione però gran parte della vicenda è basata sullo scandalo dell’amante gay, togli questo e sparisce tutto. Una G la mettiamo quando il riferimento lgbt è ininfluente o quasi sulla vicenda principale del film. Poi il nanetto è strepitoso!

  8. L.A. Manu

    A me sinceramente mi ha rotto le balle. Manca di verve, non mostra nulla di nuovo e il plot che poteva essere sviluppato in modo più originale e divertente finisce per stufare. sinceramente mi spettavo tutt’altra cosa. Non capisco nemmeno perchè venga riportato su questo sito un film così, un gay del film è morto, l’altro è un nano: si cerca di affrontare il tema dell’omosessualità da troppo lontano e in malo modo. fate vobis.

  9. Jim Puff

    Film abbastanza banale con situazioni già viste (le pillole scambiate) che non dice niente di nuovo; la storia si prolunga poco frizzante e lasciando comparire la noia .
    Il regista Oz ci sta abituando a filmetti mediocri; bravi gli attori.

  10. Mr.green

    Commediola con una sceneggiatura che non brilla certo in originalità e a parte qualche situazione (forzatamente) comica restano molti dubbi sull’importanza di quest’ultima regia di Oz ai fini dell’affermazione di temi gltq nella cinematografia di vasto intrattenimento (come è stato del resto per In&Out). Le parole politically correct, vera lezione di tolleranza, pronunciate dal figlio Daniel quando ormai l’omosessualità velata del capostipite viene scoperta se è pienamente condivisibile – l’orientamento sessuale di una persona è un fatto che va rispettato specialmente poi se la persona in questione è un rispettabile marito e padre amorevole – è anche un argomento un pò troppo sbilanciato sul versante del moralismo perbenista.

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trailer: Funeral Party

https://youtube.com/watch?v=FQFJILeiXjs

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“…ulteriori imprevisti fra i quali la misteriosa presenza di un misterioso Peter di cui ci si chiede quale rapporto potesse legarlo allo scomparso. Proprio il fare un nano di quest’ultimo personaggio è l’unica aggiunta di Oz al copione, suggerita dall’opportunità di utilizzare un formidabile piccoletto americano che si chiama Peter Dinklage. Ma l’intero cast ha modo di brillare in un insieme dove ciascuno degli interpreti ha un suo spazio e una coloritura particolare…” (Tullio Kezich – Corriere della Sera)

«Che sia o no politicamente corretto non me ne frega niente, io faccio il regista, non il politico. Non sono uno che fa commedie divertenti e allegre, mi piacciono le cose che disturbano le persone. Se qualcuno uscirà per quella scena, pazienza. Nella mia vita ho avuto budget importanti – sottolinea il cineasta – e oggi mi piace ripartire da una piccola cosa. La parte di Peter era stata rifiutata da due altri attori e allora mi è venuta l’idea del nano. Ne ho parlato con Dinklage e gli ho detto che era così bravo che dopo 15 minuti nessuno avrebbe più pensato al solito schema di un uomo basso legato al sesso». (Frank Oz – Unione Sarda)

“…usa il più classico spartito della morte di un padre per far convergere in una stessa casa con giardino una parentela che si allarga a figure inquietanti come quella di un nano, pronto a palesarsi come l’amante nascosto del defunto mostrando foto decisamente compromettenti. E così, mentre nella casa girano pasticche allucinogene scambiate per valium, la dinamica del ricatto impressa dal piccolo «estraneo» innescherà una girandola di situazioni che troverà degna conclusione nella stessa bara esposta in salotto. Tra uomini nudi appollaiati sul tetto, isterici vecchietti in sedia a rotelle, scrittori dal braccino corto e donne incinta, l’ampia galleria dei caratteristi si fa affresco corale grazie ai ritmi neri di una sceneggiatura “comica” che matura raffiche di imprevisti ed equivoci come nella più classica tradizione di british humour.” (l.b. – l’Unità)

“… cosa c’è di più nero d’un funerale, dove le bare si aprono, il caro estinto viene sepolto con l’amante nano, il vecchio zio Alfie, in carrozzella, se la fa addosso e tutti si drogano, credendo di prendere una pasticca di Valium, mentre assumono Lsd? Siamo dalle parti della classica «slapstick comedy», dove si ride per scene apparentemente ingenue, ma sofisticate nell’impegno recitativo degli attori e nel meccanismo oliato dal regista…” (Il Giornale)

“…Un altro film ha fatto esplodere di risate la piazza di Locarno: Death at a Funeral di Frank Oz, in trasferta britannica. Commedia irriverente e scorrettissima che si svolge durante un funerale. Umorismo nero quindi, a cominciare dall’arrivo del cadavere sbagliato, proseguendo con allucinogeni scambiati per valium, E tutto si tiene grazie a uno stuolo di attori e caratteristi inglesi che impediscono al film di sbracare, nonostante i colpi bassi e talvolta reiterati…” (A. Catacchio – Il Manifesto)

“… Il crescendo di risate è assicurato, grazie anche ad attori inglesi sopraffini e a un meccanismo narrativo semplice, ma molto efficace. Molte sono le trovate per questa «screwball» (commedia stravagante, sbilanciata, anticonvenzionale) che omaggia gli archetipi del genere, facendoci ricordare quanto erano belli film come Arsenico e vecchi merletti a La signora omicidi, con quella raffica di situazioni esilaranti, battute indimenticabili e grandi attori. Funeral Party restituisce in chiave moderna questa antica tradizione…” (Dario Zonta – L’Unità)

“…Il regista Frank Oz tenta in tutti i modi di rinverdire la tradizione della black comedy, della commedia nera e dell´humour macabro britannico. Quello che negli anni Sessanta, ambedue le volte sull´onda di precedenti letterari, fece centro con “Il caro estinto” e con “La cassa sbagliata”. Grandi parate di attori come John Mills, Michael Caine, Ralph Richardson nel secondo caso, John Gielgud e Lionel Stander nell´altro. Anche questo cast è assai brillante ma non riscatta l´aria polverosa del pur gradevole insieme…” (Paolo D’Agostini – Repubblica)

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